Roma (NEV), 9 aprile 2018 – “Sapere è potere”, dice il detto. Una massima che nel caso di chi ha bisogno di protezione internazionale è forse ancora più pertinente. Ma come chiedere protezione? Quali sono i criteri? Come soddisfare effettivamente tali criteri? Non essere in grado di formularli può rendere vano un viaggio spesso lungo e pericoloso intrapreso verso un porto sicuro, alla ricerca, appunto, di protezione.
Di questo si è parlato ad un recente incontro europeo svoltosi a La Valletta (Malta), promosso dall’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO), a cui hanno partecipato una trentina di organizzazioni per condividere strumenti, storie di successo, e le numerose sfide da affrontare. Scopo dell’incontro, a cui ha partecipato Fiona Kendall per il Programma rifugiati e migranti Mediterranean Hope della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), era quello di scambiare buone pratiche messe in campo in tutta Europa.
“La realtà – spiega Kendall – è che molti migranti hanno poca o nessuna comprensione della protezione a cui possono avere diritto, né delle sue limitazioni. Dato che, nella maggior parte dei casi, viene loro richiesto di illustrare la propria posizione a pochi giorni, o addirittura a poche ore dal loro arrivo in Europa, tale mancanza di conoscenza può rivelarsi fatale”.
Nonostante esistano linee guida sovranazionali, spesso le informazioni fornite dai funzionari non sono uniformi. La società civile svolge un ruolo significativo nell’attrezzare coloro che arrivano con le informazioni di cui avranno bisogno per avanzare le loro richieste di protezione, e cominciare una nuova vita in Europa. “Strumenti eccellenti, come App per smartphone, video di YouTube e materiali a misura di bambino sono stati sviluppati da diverse organizzazioni ma, fino ad ora, queste iniziative sono state frammentarie”, aggiunge Kendall, che a Malta ha presentato il progetto dei “corridoi umanitari”. “L’esperienza delle vie sicure e legali dal Libano portata avanti da più di due anni offre un’opportunità unica al fine di fornire informazioni ai beneficiari prima di intraprendere il viaggio – afferma Kendall -. L’equipe ecumenica operativa a Beirut ha sviluppato sessioni informative pratiche e legali per garantire che ogni partecipante al progetto abbia una comprensione completa di ciò che dovrà affrontare prima di partire e appena arrivato. Il meeting dell’EASO ha riconosciuto che si trattava di un raro esempio di buone pratiche reso possibile dalla struttura del programma dei corridoi umanitari”, ha concluso Kendall.
Today, at the #EASOCF Thematic Meeting on access to information, European #civilsociety organisations are discussing how to better provide info to #asylum seekers. Participants are sharing experiences on informing migrants via hotlines, publications or communication campaigns pic.twitter.com/G5myhjcJE2
— EASO (@EASO) March 28, 2018