Roma (NEV), 1 giugno 2018 – “Fino a pochi anni fa eravamo abituati a parlare di ‘inverno ecumenico’. Tuttavia il nostro Segretario generale, pastore Olav Fykse Tveit, che viene dalla Norvegia, ama dire che nell’inverno non c’è nulla di sbagliato: c’è soltanto bisogno di guanti e vestiti che tengano caldo. Però mi sembra che con papa Francesco e le sue iniziative sia giunta una nuova primavera” così risponde il pastore Martin Robra, responsabile dei rapporti con la chiesa cattolica del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), ad Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, in una densa intervista pubblicata ieri.
Il 21 giugno papa Francesco visiterà per la prima volta il quartier generale del CEC a Ginevra, in Svizzera.
“Le chiese di tutto il mondo hanno celebrato insieme la guarigione dalle memorie ferite della Riforma. Non dimentichiamo quante guerre ne sono state alimentate” ha anche detto Robra, interpellato sui traguardi raggiunti e sulle sfide future dell’ecumenismo, oltre che sui temi della cooperazione fra le chiese, dell’impegno comune per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato, del discepolato e sul concetto di unità nella diversità.
“La realtà è tuttavia ancora molto frammentata e segnata dalla competizione per il potere e la ricchezza. Le contrapposte identità sono state finora sostenute da culture, e in parte anche dalla religione – continua Robra – . C’è ancora una lunga strada da percorrere prima che si possa vedere un terreno comune globale in cui interagiscano pacificamente le culture e le religioni: una realtà, cioè, profondamente diversa da quello strato molto sottile e superficiale che ci viene proposto dall’attuale cultura dei consumi e dai media globali che la sostengono”.
L’intervista, pubblicata in collaborazione fra CEC e Civiltà cattolica, è disponibile in inglese, tedesco, spagnolo e italiano.
Il CEC rappresenta 348 Chiese di tradizioni anglicane, protestanti, ortodosse e comprende anche un certo numero di chiese pentecostali e africane indipendenti.