Roma (NEV), 4 luglio 2018 – Centinaia di genovesi di diverse confessioni e religioni lunedì scorso hanno pregato in ricordo delle vittime dei viaggi della speranza. Battisti, cattolici, luterani, ortodossi romeni e valdesi si sono riuniti per l’occasione nella basilica dell’Annunziata di Genova, mentre i musulmani hanno preferito partecipare alla preghiera appena fuori dalla basilica, ma con le stesse intenzioni: non dimenticare la speranza di tante persone e la sofferenza di chi cerca protezione in Europa; non rassegnarsi o assuefarsi alle tragedie ma impegnarsi per un mondo più umano e giusto.
Durante la veglia ecumenica “Morire di Speranza”, promossa da molti anni dalla Comunità di Sant’Egidio, sono stati ricordati alcuni nomi delle vittime e accese candele in loro memoria. Tra i partecipanti anche chi ha vissuto terribili viaggi per giungere in Europa e altri che, invece, sono arrivati in sicurezza grazie al progetto ecumenico dei “corridoi umanitari”, promosso, tra gli altri, dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).
“L’Europa e l’Italia non devono trasformarsi in una fortezza che respinge delle persone, che non sono solo numeri. Vogliamo anzitutto riconoscerci gli uni rispetto agli altri come esseri umani”, ha dichiarato il pastore valdese della città, Willy Jourdan, a Il Secolo XIX. Per il pastore battista Lino Gabbiano “è giunto il momento per la chiese cristiane di qualsiasi denominazione di mettere da parte le loro differenze per farsi voce unica a favore dell’umanità che in questo momento è minacciata dagli odi e dai populismi”.
Dal 1988 sono morte lungo le frontiere dell’Europa oltre 36.000 persone.