Roma (NEV), 13 luglio 2018 – Tutti salvi i 31 libici, di cui 17 bambini e una donna incinta all’ottavo mese, sbarcati oggi all’ora di pranzo a Lampedusa.
“Non appena saputo del loro arrivo, insieme ad alcuni volontari ci siamo precipitati al molo Favaloro per dare loro il benvenuto, portando con noi dei giocattoli per i bambini”, ha dichiarato all’Agenzia stampa NEV Alberto Mallardo, operatore sociale dell’Osservatorio “Mediterranean Hope” di Lampedusa gestito dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Toccato dall’alto numero di piccoli vestiti di rosso o arancione, ha aggiunto: “Evidentemente i genitori sanno che in caso di naufragio i bambini sono più facilmente reperibili nell’acqua se indossano qualcosa di rosso”.
Le famiglie, secondo askanews, erano a bordo di un barchino, e sono state soccorse da motovedette della Guardia costiera italiana e della Guardia di finanza a una decina di miglia da Lampedusa.
“Il soccorso in mare attuato dalla Guardia costiera italiana, così come dalle ONG, è una doverosa azione umanitaria che consente di salvare migliaia di vite ogni mese”, è il commento di Paolo Naso, coordinatore del programma rifugiati e migranti Mediterranean Hope della FCEI, che così prosegue: “I silenzi europei e le troppe parole di alcuni politici italiani non fermano le migrazioni mediterranee, né tutelano la vita dei profughi. Prima o poi sarà chiaro a tutti che la retorica aggressiva e impietosa di chi vuole rimandare ‘tutti a casa’ non risolve una questione che invece richiede misure razionali, concertazione europea, concretezza operativa, rispetto del diritto all’asilo e alla protezione internazionale”.
Di fronte alle magliette rosse dei bambini sbarcati oggi a Lampedusa, Naso dice: “chiediamo un momento di silenzio e di riflessione, pensando ad altri bambini ed al altre magliette rosse che oggi o domani attraverseranno il Mediterraneo. Le immagini che ci sono giunte oggi da Lampedusa rappresentano perfettamente la situazione del Mediterraneo: persone disperate, continuano a fuggire da guerre e persecuzioni rischiando la vita e, in assenza di alternative sicure e legali, finanziano i criminali di traffici umani”. E, concludendo, ricorda come le chiese evangeliche, insieme alla Comunità di Sant’Egidio e a tante altre organizzazioni del mondo cattolico, continuano a impegnarsi per i “corridoi umanitari“, nonché nelle azioni di ricerca e soccorso con le ONG.