Roma (NEV), 25 settembre 2018 – Durante la sua visita in un campo profughi bhutanesi in Nepal, Martin Junge, segretario generale della Federazione luterana mondiale (FLM), ha sostenuto l’esigenza di trovare una soluzione duratura per i quasi 6.700 rifugiati che rimangono ancora nel paese.
Negli ultimi tre decenni, la zona di Damak è diventata dimora temporanea di oltre 100.000 rifugiati dal Bhutan. La maggior parte di essi è stata reinsediata in paesi terzi ma, poiché le autorità nepalesi e bhutanesi devono ancora raggiungere un accordo su una soluzione duratura, rimangono nei campi ancora 6.700 persone, dopo che il programma di reinsediamento promosso dall’UNHCR è stato chiuso.
I rifugiati sono ospitati in due campi nei distretti di Jhapa e Morang, e ricevono il sostegno del programma LWF World Service.
“Come cristiani, siamo chiamati a servire, e mentre le altre organizzazioni lasciano Damak, la FLM è impegnata a rimanere” ha detto Martin Junge, che ha visitato il campo di Beldangi, a Damak, che ospita la maggioranza dei rifugiati bhutanesi.
Il segretario del campo Tikaram Rasaily, egli stesso rifugiato del Bhutan, ha sottolineato una serie di aspetti necessari per una soluzione duratura per i rifugiati bhutanesi: ricongiungimento familiare, rimpatrio, integrazione locale e riapertura del processo di reinsediamento nei paesi terzi. “Ma abbiamo anche bisogno di un nuovo censimento, per assicurarci che non ci siano rifugiati non registrati nei campi”, dice Rasaily, poiché senza essere registrati, i rifugiati perdono il loro diritto al sostegno.
Negli ultimi due anni, i profughi si sono assunti il compito di sorvegliare il monitoraggio e la manutenzione del campo di Beldangi e hanno implementato una serie di attività dirette a costruire una comunità più indipendente, forte e autosufficiente: rafforzamento della leadership dei rifugiati, alfabetizzazione finanziaria, sostegno alle attività generatrici di reddito e un Forum per i bambini rifugiati bhutanesi.
“Anche se restano molte sfide per limitare la vulnerabilità dei rifugiati nella società nepalese, è profondamente incoraggiante vedere l’approccio pragmatico adottato dalla comunità locale”, ha detto Junge.