Roma (NEV), 18 ottobre 2018 – “Il mio invito è ad osare fino in fondo la vostra apertura nell’ascolto di chi non è o non è stato ascoltato abbastanza, di chi è normalmente fuori dalla conduzione della chiesa, ma in questo Sinodo è stato portato dentro, addirittura al centro, anche se non nel processo decisionale: i giovani e le giovani, quest’ultime nel loro essere giovani e nel loro essere donne. La gioventù porta infatti la promessa di ciò che è nuovo e ancora non c’è, e le donne sono oggi portatrici di un simile potenziale che ancora non è lasciato libero di esprimersi pienamente” queste le parole del pastore valdese Marco Fornerone, delegato per la Comunione mondiale delle chiese riformate (CMCR) alla XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, convocata da papa Francesco a Roma.
Il Sinodo raccoglie oltre 250 vescovi, arcivescovi e cardinali cattolici provenienti da tutti i continenti, ha come titolo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Iniziato il 3 ottobre scorso, si concluderà il prossimo 27 ottobre con un documento finale e vede fra i partecipanti una delegazione di giovani fra i 18 e i 29 anni e otto osservatori ecumenici (5 protestanti e 3 ortodossi).
Fornerone ha partecipato ieri al briefing presso la sala stampa vaticana a Roma insieme al priore della Comunità ecumenica di Taizé (Francia), frère Alois Loeser, all’abate generale dell’Ordine cistercense Mauro Giorgio Giuseppe Lepori e al vescovo di Reykjavík David Bartimej Tencer, dall’Islanda. Molti i temi sul tavolo, fra cui l’esigenza di una pastorale giovanile che coinvolga gli stessi giovani, visti come una benedizione, nella ricerca di un equilibrio fra tradizioni e sfide digitali, fra libertà e fede, bisogni spirituali in un contesto edonista e consumista.
“Diversi temi sono stati nominati: sessualità, famiglia, secolarizzazione, rapporti sociali… mi sembra importante ricordare che la realtà è più importante dell’idea – ha detto Fornerone al Sinodo dei vescovi –. Il mondo nel quale siamo, semplicemente, è; la sua realtà va riconosciuta nella sua importanza. È a questo mondo, quello che esiste, che dobbiamo rivolgerci, non a quello che vorremmo al suo posto, che è appunto un’idea. Anche questo è discernimento e i e le giovani, figli e figlie di questo tempo, sono tra i più competenti alla sua comprensione, possono dunque accompagnare la chiesa nel riconoscimento e nell’interpretazione dei segni dei tempi… è necessario riconoscere la gioventù come luogo teologico, i e le giovani – e le donne! – come fonte della teologia insieme ai poveri”.
Fra gli osservatori ecumenici presenti al Sinodo, anche il pastore metodista di Ponte Sant’Angelo a Roma Tim Macquiban in rappresentanza del Consiglio metodista mondiale (WMC).