Roma (NEV), 9 novembre 2018 – Il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) si è riunito a Uppsala, in Svezia, dall’1 all’8 novembre per approvare il programma e il bilancio del 2019, decidere su una serie di questioni strategiche e rendere note sette dichiarazioni in risposta all’attuale situazione mondiale.
La delegazione è stata accolta dall’arcivescovo Antje Jackelen, primate della Chiesa di Svezia, da Olle Alkholm, vicepresidente della Chiesa unitaria in Svezia e da Karin Wiborn, segretario generale del Consiglio cristiano in Svezia.
All’ordine del giorno figuravano anche una valutazione delle attività del 70° anniversario del CEC e di altri eventi del 2018. Particolare attenzione è stata dedicata alla storica visita di papa Francesco al Centro ecumenico di Ginevra e all’Istituto ecumenico Bossey nel giugno scorso.
La discussione si è focalizzata sulle problematiche che attraversano il pianeta e particolare risalto è stato attribuito al documento della “Conferenza mondiale su xenofobia, razzismo e nazionalismo populista”, svoltasi a Roma lo scorso ottobre, e al lavoro del CEC sulla diaconia ecumenica. Profonda preoccupazione è stata espressa per le crescenti persecuzioni cui sono oggetto i cristiani nel mondo.
L’avvio ai lavori è stato dato dal moderatore del Comitato Centrale del CEC, Agnes Abuom, che ha ricordato che “Le ondate di nazionalismo populista minacciano la vita e la dignità umana; e stanno erodendo anche le conquiste nel campo dei diritti umani e democratici finora raggiunti e dei quali il CEC è stato un sostenitore per molti decenni”.
È intervenuto anche il segretario generale del CEC, Olav Fykse Tveit, offrendo una riflessione sulla chiamata dei cristiani ad impegnarsi sulla giustizia e la pace e sul ruolo del CEC come portatore di speranza: “Come possiamo esprimere più chiaramente che questa è una speranza che è nutrita e sostenuta dall’amore di Cristo?”, ha chiesto.
Le decisioni prese dal Comitato esecutivo hanno riguardato il Decennio delle chiese in solidarietà con le donne e la necessità di rafforzare il lavoro in questo campo, nonché una riflessione sulle strategie comunicative: “La comunicazione è un importante strumento strategico per il CEC, le sue chiese membro e i partner ecumenici, per ottenere visibilità e promuovere le buone cause” si legge nel documento finale.
Sette dichiarazioni pubbliche sono state indirizzate alle chiese, alle quali è stato chiesto di concentrare i propri sforzi su questi temi: migranti e rifugiati, economia sostenibile, l’assistenza sanitaria di base per tutti, violenza sessuale e di genere, armi nucleari e decolonizzazione.