#CorridoiUmanitari. 2.200 persone arrivate in sicurezza in Europa

70 nuovi arrivi in Italia, fra cui 25 minori; circa 1.500 profughi in salvo. Le storie: Mouna, Dina e Reem in viaggio con la mamma anziana e un fratello down; la famiglia sunnita-sciita in fuga dalla guerra. Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Sant’Egidio e Tavola valdese 
insieme per la sicurezza e l’integrazione

Roma, 30 novembre 2018 (NEV/CS46) – Tre sorelle (un’ingegnera informatica e due analiste di laboratorio) sono arrivate questa mattina a Fiumicino con il 20° corridoio umanitario ecumenico, che ha portato in dignità e sicurezza in Italia 70 profughi, fra cui 25 minori. Con le tre donne, viaggiano l’anziana madre e un fratello con sindrome di down che ha subito pesanti discriminazioni per via della Trisomia 21 di cui è affetto.”Vorrei fare uno sport e, magari, un piccolo lavoro adatto a me” ha dichiarato il ragazzo a margine della conferenza stampa che si è tenuta oggi agli arrivi.

Sale a circa 1.500 persone in Italia (2.200 in Europa) il numero di accoglienze del progetto portato avanti dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) Comunità di Sant’Egidio e Tavola valdese, che collaborano insieme dal 2016 per i corridoi umanitari, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri.

“Sappiamo che altri paesi europei guardano a questo modello e ne siamo contenti – ha dichiarato nel discorso di benvenuto la vice presidente FCEI Christiane Groeben. E allora voglio cogliere questa occasione per ripetere la nostra richiesta: visto che funzionano, apriamo più corridoi umanitari! PIU corridoi per combattere il traffico degli scafisti; più corridoi per accogliere con dignità e sicurezza persone che hanno diritto alla protezione internazionale; più corridoi umanitari per un’accoglienza ordinata che vi sostenga nel vostro percorso in Italia”.

Dei profughi sbarcati questa mattina all’aeroporto, quasi tutti di nazionalità siriana e in larga parte segnalati anche grazie alla collaborazione dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), 51 saranno ospitati all’interno delle strutture messe a disposizione da FCEI e Diaconia valdese (CSD) secondo il modello dell’accoglienza diffusa, e si recheranno oggi stesso a Bergamo, Cesano Boscone, Corsico, Genova, Pinerolo, Reggello e Torino. Fra loro, anche la famiglia R., madre, padre e figlio, lei sunnita, lui sciita. Lui lavorava come subacqueo per la manutenzione di un importante impianto idrico siriano, lei presso un salone di parrucchiera. A causa dei bombardamenti sono scappati, camminando letteralmente sui cadaveri. In Libano erano costretti a vivere in due case separate, lui in un quartiere armeno con altri quattro uomini, in una stanza di 5 metri per 5 senza cucina e con il bagno esterno, lei presso un appartamento concesso gratuitamente in cambio di un aiuto nel negozio della proprietaria. 

A Groeben hanno fatto eco Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio “La guerra divide, i corridoi umanitari uniscono” e Donatella Candura, per il Ministero dell’Interno,  “i primi tempi non saranno facili, ma vogliamo ricostruire un mondo di relazioni, confrontarsi con una società e una cultura diverse”. Era presente anche Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie.

Il modello dei corridoi umanitari è attivo in Italia, Francia, Belgio e Andorra, dove coinvolge cittadini, chiese, parrocchie, strutture diaconali e associazioni.

Scheda Corridoi Umanitari – novembre 2018