Roma (NEV), 4 dicembre 2018 – Dal 6 al 9 dicembre 2018 al Centro studi Ecumene, a Velletri (RM), si terrà il XXI Congresso della Federazione giovanile evangelica italiana (FGEI). Al centro dell’incontro una valutazione del lavoro svolto negli ultimi 30 mesi, la definizione delle priorità per il periodo a venire e l’elezione delle cariche sociali.
Riportiamo l’intervista alla segretaria uscente Francesca Litigio, andata in onda domenica 2 dicembre nel corso della trasmissione radiofonica Culto Evangelico.
Quali sono i temi più urgenti che tratterete durante il Congresso?
Sicuramente una valutazione sul mandato dello scorso Congresso ma anche una riflessione sul ruolo dei giovani evangelici nella nostra società. Per questo abbiamo organizzato dei workshop che ci aiuteranno ad indagare la nostra identità e capacità di vivere nella società e nelle chiese, e a scoprire come la nostra fede ci interroga soprattutto rispetto alle politiche sociali. Nella seconda fase del Congresso ragioneremo insieme sui temi all’ordine del giorno per i prossimi 30 mesi, soprattutto in relazione ai territori in cui siamo presenti. Crediamo che sia importante confrontarci su questioni importanti sulle quali già da tempo agiamo come gli esteri, l’ecumenismo e la comunicazione.
Cosa vogliono essere i giovani evangelici italiani nel nostro paese?
La FGEI si interroga sul nodo fede e politica e cioè su come essere credenti e cittadini. Penso che oggi ci sia un rinnovato rilancio da parte delle nuove generazioni che vivono la FGEI nell’essere presenti nella società, nelle associazioni e nella creazione di spazi di comunicazione, azione e riflessione. In questo periodo storico, in cui i media sono parte della nostra vita quotidiana, dobbiamo riflettere con serietà su come vivere anche questi spazi in modo consapevole. A questo proposito avremo due ospiti esterni: uno è un operatore di Mediterranean hope (MH), programma per rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI); l’altro è un pastore che ci accompagnerà in un laboratorio che mette in discussione il nostro modo di vivere la fede rispetto le emozioni.