Roma (NEV), 15 gennaio 2019 – Emergenza maltempo in Libano che nei giorni scorsi è stato colpito da una forte tempesta di neve che ha reso difficile la situazione per gli abitanti e in particolare per i rifugiati siriani che sono alloggiati nel campi nella Valle della Bekaa. Circa 11.000 persone che vivono in condizioni di grande precarietà peggiorate ulteriormente dalle avverse condizioni atmosferiche.
Unicef ha riferito che 15 bambini, che vivevano in campi di accoglienza per sfollati in Siria sono morti per il freddo; vittime che si vanno a sommare a 4 siriani che, secondo fonti di stampa, avrebbero perso la vita a causa del freddo e del gelo, nel campo profughi di Shebaa.
Abbiamo raggiunto telefonicamente in Libano Luciano Griso, medico e collaboratore di Mediterranean Hope – MH, programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).
“La situazione è molto difficile – ha detto Griso -. Stiamo rientrando a Beirut dopo aver lavorato tutto il giorno nei campi profughi della Valle del Bekaa; il freddo è pungente e le montagne intorno a noi coperte di neve. La situazione nei campi è catastrofica: le tende sono distrutte, i campi allagati, i pochi servizi che c’erano sono fuori uso. Queste condizioni atmosferiche estreme si accaniscono ovviamente sulla popolazione più vulnerabile, primariamente nei campi, ma anche su quei profughi che vivono in strutture murarie che però sono sempre molto precarie, come scantinati o garage. Se non ci fossero le organizzazioni umanitarie che stanno cercando di portare sollievo in questo contesto così precario, il bilancio sarebbe ancora più duro. Noi lavoriamo nel campo di Tell Abbass, a nord est di Tripoli che si estende fino al confine con la Siria, e dove le conseguenze delle piogge sono state pesanti ma è la Valle del Bekaa che ci preoccupa perché è ricoperta da una coltre di neve e le persone hanno solo tende e coperte per ripararsi”.
Mediterranean Hope lavora in Libano da anni offrendo sostegno alla grande quantità di profughi lì presenti, provenienti dalla Siria e da altri paesi dell’area; all’interno di questo programma si è sviluppato Medical Hope, coordinato da Griso, un progetto che offre sostegno medico a tutti quei profughi che nei paesi di transito si vedono negati l’accesso alle cure per mancanza di risorse economiche.
Le immagini a corredo dell’articolo sono tratte dal sito della ONG social care Beit Atfal Assumoud