Roma (NEV), 29 gennaio 2019 – “Chiudiamo i porti alle armi e apriamo alle persone”. Con questo slogan ieri, presso la Sala del Carroccio, in Campidoglio, a Roma, è stata presentata una mozione per fermare subito l’invio di armi per la guerra in Yemen. La proposta fa parte di un percorso intrapreso dal comune di Assisi nel 2018 che ha approvato all’unanimità la mozione “Stop bombe per la guerra in Yemen” e si è fatto promotore di analoghe iniziative presso tutti i comuni del territorio nazionale.
All’appello hanno già risposto Cagliari, Verona e Bologna, mentre il comune di Barletta sta lavorando sulla proposta.
Alla tappa romana erano presenti molte delle associazioni* che sostengono l’iniziativa e che sono intervenute per raccontare le loro ragioni. Tra queste la Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia ((FCEI) rappresentata da Maria Elena Lacquaniti che si è soffermata sul ruolo del cittadino e del credente davanti al tema della guerra e delle armi. Lacquaniti ha citato la legislazione internazionale e nazionale che regola il settore ma ha, in particolare, voluto sottolineare il ruolo del credente e delle chiese. “Fedeltà agli insegnamenti di Cristo, rispetto del Creato” sono stati al centro del suo intervento che si è concluso con un incitamento ad uscire dalle chiese e dai luoghi di culto per promuovere, sostenere e sollecitare tutte quelle iniziative mirate a risoluzioni pacifiche e concrete. “La nostra presenza qui oggi ad invitare il comune di Roma a fare propria questa mozione trova ragione nel nostro modo di essere uomini e donne giuste; voltarci dall’altra parte non ci appartiene. Siamo consapevoli che il silenzio e l’indifferenza davanti a tanta devastazione non può far altro che essere esplosiva come le bombe in Yemen” ha concluso.
Tutti i relatori che hanno partecipato all’incontro hanno messo in evidenza la correlazione tra la produzione di armi e l’intera politica industriale ed economica del nostro paese, e hanno invitato a prendere atto del paradosso per il quale l’Italia da una parte offre assistenza ed aiuti umanitari allo Yemen e dall’altro vende armi all’Arabia saudita. Tra le richieste espresse durante il dibattito anche quella di fermare la produzione di bombe nella fabbrica di Domusnovas, in Sardegna, destinate alla guerra in Yemen. Tanti anche i richiami a rispettare la legge 185/90 sul divieto di esportazione di armi verso Paesi in conflitto.
All’incontro erano presente oltre alla sindaca di Assisi, Stefania Proietti, che ha rinnovato l’impegno della sua città e ha lanciato un appello agli 8000 comuni italiani perché seguano l’esempio della città di San Francesco, anche i consiglieri del comune di Roma Stefano Fassina e Giulio Pelonzi che hanno assicurato il loro impegno affinché la mozione venga presentata ed approvata.
Secondo l’Onu la guerra da 4 anni che sta lacerando lo Yemen ha provocato oltre 10mila vittime, anche se alcune ONG parlano di 60mila morti; il paese è sprofondato in un’emergenza umanitaria; 85mila bimbi sono morti dal 2017 per malnutrizione.
* Movimento dei Focolari Italia, Un Ponte per…, Arci, Pro Civitate Christiana Assisi, Libera, Gruppo Abele, Fondazione Finanza Etica, Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, Movimento Nonviolento Roma, Rete della Pace, Federazione Chiese evangeliche in Italia (FCEI), Pax Christi, Amnesty International Italia