Roma (NEV), 11 febbraio – Questa settimana parliamo di san Valentino, la festa degli innamorati che si festeggia tra pochi giorni, il 14 febbraio. Ci si può chiedere – ed è una domanda più che legittima – che cosa c’entri san Valentino con il movimento ecumenico? C’entra, perché quest’anno san Valentino cade di giovedì, che da molti anni è il giorno di una campagna nata all’interno del Consiglio ecumenico delle chiese, quella dei “giovedì in nero” contro la violenza sulle donne; una campagna ispirata da vari movimenti come quello delle madri argentine di Plaza de Mayo, vestite di nero per protestare contro la sparizione dei loro figli durante la dittatura, quello delle “Donne in nero” in Israele e Palestina contro la guerra e l’occupazione, e altri ancora.
Si tratta di una campagna semplice e profonda: di fronte al fenomeno della violenza di genere e in particolare della violenza sessuale, l’invito è a vestirsi di nero ogni giovedì, e a portare una spilla – anch’essa nera – con il motto della campagna: “verso un mondo senza stupro e violenza”. In questo modo dichiariamo di fare parte di quel “movimento globale che resiste ad atteggiamenti e pratiche che permettono lo stupro e la violenza”. Il colore nero, spesso usato con connotazioni razziali negative, in questa campagna diventa il colore della resistenza, della resilienza.
Ma torniamo a san Valentino. Visto che quest’anno la festa degli innamorati cade di giovedì, il Consiglio ecumenico delle chiese propone di collegarla ai “giovedì in nero” e di dedicarla specificamente al tema della violenza all’interno delle relazioni per così dire “amorose”. Troppo spesso, infatti, l’abuso e la violenza avvengono proprio all’interno delle coppie e delle famiglie. Il Consiglio ecumenico propone di riflettere sul tema “L’amore guarisce, non ferisce” a partire da un famoso testo dell’apostolo Paolo, nell’inno all’amore della prima Lettera ai Corinzi: “L’amore è paziente, l’amore è gentile; non invidia, non si vanta, non si gonfia; non è di modi sgarbati; non cerca il proprio vantaggio; non si irrita; non tiene conto del male; non gioisce per l’ingiustizia, ma si rallegra per la verità; sopporta ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, è paziente in ogni cosa” (I Corinzi 13,4-8, traduzione Bibbia della Riforma).
L’amore sopporta ogni cosa: ma questo, spiegano i responsabili della campagna, non significa affatto che si debba sopportare la violenza all’interno di una relazione amorosa. Al contrario, questo testo è un invito a bandire dalle relazioni d’amore e da tutte le famiglie ogni forma di violenza perché l’amore guarisce, non ferisce.