Bologna (NEV), 6 marzo 2019 – E’ in corso a Bologna, con il tema “Rafforzare l’individuo, nutrire la comunità”, il 2° incontro annuale della European Academy of Religion (EuARe), piattaforma promossa dalla Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII (FSCIRE).
Si tratta di un evento che vede la partecipazione di università, centri di ricerca e studiosi delle religioni provenienti da ogni parte d’Europa e che quest’anno ha portato nella città 1204 relatori, 342 sessioni, panel e lectiones magistrales.
Molte le presenze protestanti. Tre le giornate di studio organizzate dal Centro studi Confronti che si concentreranno sul tema “Pluralismo Religioso: una sfida globale?”. L’Agenzia NEV ha seguito proprio uno degli incontri organizzati in questo ambito: “Religione, scienza e Weltanschauungen” con Fulvio Ferrario, decano della Facoltà valdese di teologia di Roma, che ha intervistato il filosofo Giulio Giorello.
Il panel ha quindi assunto rapidamente la caratteristica di una franca chiacchierata tra i due studiosi.
Giorello ha raccontato la sua esperienza di studente nel Liceo Giovanni Berchet di Milano con l’insegnante di religione don Luigi Giussani e il libero approccio educativo della sua famiglia che lo ha spinto ad indagare proprio i contesti più originali e lontani dalla propria esperienza familiare, culturale e religiosa. Ha raccontato la meraviglia con cui ha scoperto Martin Lutero e in particolare l’idea del sacerdozio universale. Ha rammentato anche la figura di Ludovico Geymonat, suo maestro, e i suoi contatti con i filosofi della scienza tedeschi, in particolare Moritz Schlick.
“Ciò che colpisce in Geymonat – ha detto Giorello – non è solo la doppia personalità di combattente per la libertà e uomo che aspirava ad un rinnovamento della filosofia ma anche la sua doppia natura culturale; aveva studiato matematica, come seconda laurea, e questo dimostrava come per lui ci fosse la necessità di mettere insieme il pensiero filosofico e la pratica scientifica. Io ho avuto l’impressione, visitando spesso la sua casa e quindi osservando quali fossero le sue frequentazioni, che lui fosse capace di comunicare a me e ai miei coetanei il gusto per la pluralità e i modi diversi di pensiero”.
Il professor Giorello si è poi soffermato sul ricordo di mons. Carlo Maria Martini: “Mi ha sempre dato fastidio l’idea di una struttura religiosa che pretende di occupare la vita dei singoli anche nelle cose private e questo mi sembrava tratto evidente del cattolicesimo. Con il tempo ho conosciuto persone che non avevano questo atteggiamento, ad esempio Carlo Maria Martini. Ricordo una cattedra per i non credenti dedicata al problema della giustizia in cui Martini diceva di trattare il tema dal punto di vista della ragione senza ricorrere alla religione. Avevo preparato con lui un ciclo di incontri sugli orizzonti e i limiti della scienza con matematici, filosofi, chimici, biologi e sociologi per riflettere, a 400 anni da Galileo, su come si può situare una tensione di carattere religioso nel pensiero scientifico. Martini rappresenta un modo di essere cristiano che esprime due cose: che il cristianesimo non rappresenta la maggioranza degli europei e che se c’è un contrasto tra tradizione cristiana e pensiero scientifico questo tipo di contrasto va analizzato nella libera espressione”.
La conversazione si è snodata nell’analisi del rapporto tra scienza, filosofia e fede e di come una visione del mondo possa trarre materiale di riflessione ed alimentazione dalla scienza: “Credo che più che dare una spiegazione al tutto attraverso la scienza – ha detto Giorello – si debba avere un atteggiamento critico che individua i punti problematici di una disciplina e alimenti un dibattito a partire dal dubbio”.
Stimolato da Fulvio Ferrario che nel dibattito scienza-fede ha individuato tre atteggiamenti: uno secondo il quale alla lunga la scienza conferma la fede, lo scientismo duro e puro per cui la scienza risolve i problemi di fede, oppure una visione secondo la quale i due magisteri non sono sovrapponibili e quindi non dovrebbero configgere, Giorello ha detto: “mi piacerebbe assistere ad un incontro o anche ad un conflitto su questi territori ma che arrivi a sviscerare quali sono i problemi di fondo. il fatto che ci siano state forme di pensiero a cui non è stato data una struttura verticistica mi sembra una cosa buona. La pluralità è un’occasione”.
La European Academy of Religion (EuARe) è un’iniziativa avviata nel dicembre 2016 sotto il patrocinio del Parlamento Europeo per la diffusione di studio, ricerca, comunicazione, scambio e cooperazione su temi religiosi rilevanti per la realtà accademica e la società.