Roma (NEV), 29 marzo 2019 – Motivi familiari e di lavoro mi impediscono di essere fisicamente a Verona questo weekend, ma idealmente sono là, insieme a numerosi altri e altre credenti evangeliche. Non al Congresso mondiale delle famiglie, naturalmente, bensì alla contromanifestazione indetta da Non una di meno e altri movimenti di donne e uomini.
Perché mi oppongo al Congresso delle famiglie? Innanzitutto perché credo che la famiglia naturale non esista; i diversi modelli di famiglia sono un prodotto storico-sociale, che hanno svolto e ancora svolgono un ruolo importante nella società, un ruolo però non unicamente positivo. La famiglia è stata nei secoli, e in parte è ancora, il primo luogo del potere maschile sulle donne, è il luogo dove i meccanismi dell’oppressione delle donne si riproducono, è il luogo principale in cui si esercita la violenza maschile sulle donne e su bambine e bambini. Non sono contro la famiglia, sono un padre appassionato e un marito consapevole, sono contro l’ideologia della famiglia, l’idea che sia “l’unico vero antidoto alla società liquida” (così definita nella conferenza stampa di presentazione del Congresso di Verona).
E sono contro l’idea che esista e debba esistere un solo tipo di famiglia. Credo che si debba prendere atto che esistono molti tipi di famiglia, nessuno dei quali è esente da pericoli ma credo che le persone debbano essere libere di vivere il tipo di famiglia che desiderano (se sono fortunati) o che comunque accettano: due donne, due uomini, una donna e un uomo; senza figlie né figli o con figli/e, che possono essere nati da quella coppia o “portati” da uno dei due genitori o adottati; oppure un solo genitore con figli, eventuali nonni, zie, nipoti, amici, affidi ecc. Penso che se nella famiglia ci sono delle figlie o dei figli sia necessario un impegno a lungo termine, ma non a qualunque prezzo: se la convivenza diventa insostenibile il divorzio è il male minore.
Fondamentale però, nella famiglia come in tutta la società, che donne e uomini abbiano gli stessi diritti e le stesse responsabilità. E questo è un altro importante punto di dissenso con il Congresso delle famiglie, che si propone di mantenere ruoli distinti per uomini e donne, i quali preservano e riproducono il predominio maschile.
C’è un ultimo aspetto del Congresso che mi trova in disaccordo. Considero l’aborto una scelta tragica cui a volte una donna è costretta, o comunque una scelta travagliata di cui si assume la responsabilità e paga le conseguenze. Per questo ritengo necessario che lo stato renda possibile abortire, senza aggiungere ulteriori problemi a quelli che portano una donna a compiere questa difficile scelta. Difendo dunque il diritto all’aborto e la legge 194, la quale dovrebbe essere pienamente applicata, sconfiggendo il boicottaggio travestito da obiezione di coscienza (come protestante ho un grande rispetto per la coscienza, ma essa appartiene all’individuo, non alle strutture ospedaliere, o ai requisiti per la carriera).
Ecco perché – anche se purtroppo solo idealmente – questo week end sono a Verona a lottare, come d’abitudine, per i diritti delle donne e degli uomini.
Daniele Bouchard
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