Roma (NEV), 9 aprile 2019 – Il Consiglio nazionale delle chiese nelle Filippine (NCCP) ha condannato con la massima fermezza l’omicidio di 14 contadini da parte di agenti di polizia nelle città di Canlaon City, Manjuyod e Santa Catalina nel dipartimento del Negros Oriental, nelle Filippine. “Abbracciamo in preghiera e solidarietà le famiglie delle vittime, mentre ci uniamo alla richiesta di un’indagine approfondita e indipendente. Possa Dio confortare coloro che piangono in questo tempo di dolore” è scritto nel comunicato diramato del NCCP.
“Le uccisioni seguono il copione fin troppo familiare – dice il Consiglio – che giustifica le uccisioni come operazioni antidroga. Questa volta gli agricoltori sono stati etichettati come membri o sostenitori del New People’s Army, circostanza che è stata negata con veemenza dalle loro famiglie”. Due delle vittime erano funzionari di Barangay e secondo il vescovo Gerardo Alminaza, uno dei morti era un leader laico di una missione della diocesi cattolica di San Carlos.
“Le dichiarazioni dei funzionari governativi su questi omicidi sono inquietanti – prosegue il comunicato -. Non solo hanno cercato di sviare le accuse definendole come ‘propaganda di sinistra’, ma hanno anche qualificato coloro che le esprimevano come sostenitori del New People’s Army. Condannare queste uccisioni è un dovere cristiano, un requisito morale per le persone di fede e di coscienza. Quattordici persone sono state derubate del dono più prezioso di Dio, che avrebbe dovuto essere protetto a tutti i costi dalla nostra polizia e dai militari”.
Le uccisioni di massa e gli arresti degli agricoltori etichettati e accusati in quanto ribelli o simpatizzanti arrivano dopo la chiusura unilaterale del governo dei negoziati di pace con il Fronte nazionale democratico delle Filippine (NDFP).
“Temiamo che le uccisioni a Negros prefigurino ulteriori operazioni a venire – dice il NCCP -. Ci preoccupiamo per un’ulteriore escalation del conflitto armato”.
Da quando si sono conclusi i negoziati per la pace nel paese si vive un clima crescente di ostilità relazionato soprattutto ai conflitti per la terra e allo sfruttamento minerario.
Un rapporto del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite dell’ottobre 2016, parla di violazioni diritti umani in relazione alle attività estrattive che provocano deforestazione, spostamenti forzati di popolazioni e accaparramento delle aree più fertili e redditizie da parte di imprese transnazionali che ricevono sostegno dal governo. Nel dicembre del 2017 le relatrici speciali delle Nazioni Unite, Victoria Tauli-Corpuz e Cecilia Jimenez-Damary avevano denunciato la militarizzazione ed evidenziato che molte delle violenze nei confronti delle comunità rurali sarebbero frutto dell’errata convinzione che i contadini appoggino i gruppi ribelli del New People’s Army.
“L’NCCP si unisce alla chiamata del vescovo Alminaza e di altri gruppi per i diritti umani per una indagine indipendente su questi omicidi. Polizia e militari devono essere tenuti sotto controllo e i diritti umani devono essere mantenuti anche in situazioni di conflitto civile. Ribadiamo la nostra posizione secondo cui la pace può essere perseguita attraverso un tavolo dei negoziati in cui gli accordi devono essere forgiati per il bene della gente. Chiediamo ai nostri governanti e alla nostra polizia e ai militari di adempiere al loro mandato ed essere strumenti di pace e seguire ciò che l’apostolo Pietro ha scritto: ‘… allontanati dalle vie malvagie e fai il bene … cerca la pace e perseguila’ (I Pietro 3: 11)” conclude il comunicato.
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