Roma (NEV), 23 maggio 2019 – Sono passati tre anni dalla nascita del Codice del Terzo Settore e due anni dall’istituzione del Servizio civile universale (SCU). Servizio civile, questo sconosciuto, così lo definisce Luca Liverani su Avvenire, parlando di “vuoto pneumatico” sulla sua attuazione.
“Il varo della nuova legge, pensata per rinnovare e potenziare il servizio civile, fatica a concretizzarsi e rischia addirittura di rallentare o interrompere il normale susseguirsi dei progetti e dei volontari”, ha dichiarato all’Agenzia NEV Davide Paschetto, responsabile dell’Ufficio volontariato della Diaconia valdese (Commissione sinodale per la diaconia – CSD).
La Diaconia valdese è “ente di servizio civile nazionale fin dall’inizio – spiega Paschetto –. Con la riforma legislativa, la Diaconia ha richiesto l’accreditamento all’Albo unico del Servizio civile universale, condizione necessaria per poter sviluppare futuri progetti. I tempi di valutazione di queste domande sono molto lunghi e con tutta probabilità non permetteranno di progettare in tempo. Il rischio è l’interruzione del servizio”.
La richiesta di accelerare i tempi è stata avanzata a gran voce dalla Conferenza nazionale enti per il servizio civile (CNESC), di cui fa parte la Diaconia valdese, in un comunicato del 21 maggio. La CNESC chiede anche di poter presentare le domande in forma semplificata per avere, come negli anni passati, “un parco progetti adeguato per decine di migliaia di giovani a inizio 2021”.
“Pur avendo tutte le carte in regola per progettare, gli enti potrebbero non farcela per un mero rallentamento burocratico – illustra ancora Paschetto –. Anche la programmazione triennale (prima era annuale) rischia di rallentare la partenza dei futuri volontari, perché si tratta di un cambiamento sostanziale che richiede tempo e linee guida che ancora non si sono viste”. Quanto alla copertura finanziaria dei progetti, i fondi disponibili, anche se “rimpolpati dei 12 milioni accantonati di cui diamo atto al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al servizio civile, onorevole Vincenzo Spadafora, sono ancora molto lontani dal rendere possibile anche la semplice riconferma dei 53.363 posti del 2018, per i quali erano state presentate quasi 124.000 domande. Chiediamo di nuovo all’on. Spadafora e al Presidente del Consiglio di rispondere positivamente alla richiesta corale di altri 100 milioni per il bando 2019 del Servizio civile universale” chiede la CNESC.
“Al momento i fondi sono sufficienti all’avvio di poco più della metà dei volontari attualmente in servizio – conferma il responsabile della Diaconia valdese –. Per fare un esempio concreto, questo significherebbe per noi lasciare senza volontari circa la metà delle nostre strutture”.
Il Servizio civile universale è un’attività aperta a giovani che decidono volontariamente di dedicare 12 mesi o 8 mesi a progetti in Italia o all’estero, a fronte di un compenso forfettario di circa 400 euro mensili, in alcuni casi comprensivi di vitto e alloggio. Vede la sinergia di istituzioni ed enti pubblici e privati iscritti all’Albo. Si ispira ai valori della difesa non armata e nonviolenta, all’educazione, alla pace tra i popoli, alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, “con azioni concrete per le comunità e per il territorio”, come si legge nella pagina istituzionale. Un’occasione di impegno, partecipazione, responsabilità, confronto, “strumento di pace e di integrazione, forma di aiuto a chi vive in disagio o ha minori opportunità, atto di amore e di solidarietà” e anche “importante occasione di formazione e crescita personale e professionale per i giovani, che sono un’indispensabile e vitale risorsa per il progresso culturale, sociale ed economico del Paese”.