Roma (NEV), 13 giugno 2019 – Parità. Punto. Amen. Queste le parole con cui le donne cristiane, protestanti e cattoliche, aderiscono al secondo sciopero delle donne nella storia della Confederazione elvetica, sciopero che si terrà domani, venerdì 14 giugno.
La mobilitazione nazionale ha per motto: “Più tempo. Più salario. Rispetto” e vede la partecipazione attiva delle Donne evangeliche in Svizzera (EFS) che, insieme al Comitato della conferenza delle donne della Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (FCES), hanno formulato sette tesi sull’uguaglianza di genere nella Chiesa riformata.
Le sette tesi, spiega Gaëlle Courtens su voceevangelica.ch, sono state lanciate il 29 maggio e riguardano la tutela assicurativa del lavoro volontario, che nelle parrocchie è svolto soprattutto dalle donne, la sicurezza sociale a fini pensionistici di catechiste, diacone, sacrestane, ecc., la conciliazione vita ecclesiastica e vita familiare tesa a una condivisione egualitaria dei ruoli, l’uguale rappresentanza negli organi ecclesiali, nelle chiese cantonali e nelle assemblee, la concezione egualitaria dei ruoli delle donne e uomini, che sono ancora stereotipati nella vita della chiesa, nella teologia e nel catechismo, la spiritualità con nuove espressioni femminili per le esperienze spirituali, che vadano oltre la visione di un Dio ancora personalizzato e considerato di sesso maschile, la promozione della pace e del coinvolgimento diretto delle donne nei processi di dialogo e risoluzione dei conflitti.
Le donne protestanti hanno inoltre espresso solidarietà alle donne cattoliche, in particolare riguardo l’apertura di tutte le cariche ecclesiali alle donne. Parità. Punto. Amen.
“L’amen fa capire che questo messaggio viene dalle chiese, che si trovano unite nel dire che la parità è una necessità” ha dichiarato Lorenzo Scornaienchi pastore uscente della Chiesa evangelica valdese di Zurigo. “La Svizzera è certamente un paese moderno nel quale le donne hanno raggiunto un alto grado di autodeterminazione. Tuttavia il suffragio femminile risale ai primi anni ‘70 e una legge specifica che sancisca la parità dei diritti è stata promulgata solo nel 1981 – continua Scornaienchi –. Lo sciopero dunque vuole sottolineare la necessità di una parità completa, nella chiesa e nella società”.
Le donne cattoliche, racconta ancora il pastore, “denunciano nei loro comunicati ufficiali la subalternità delle donne nella chiesa romana e auspicano a un ripensamento dell’ecclesiologia cattolica sulla base di una eguaglianza tra uomo e donna”.
Il presidente della Federazione delle chiese svizzere (SEK), Gottfried Locher, ha sottolineato l’impegno della chiesa evangelica riformata per ottenere “Più tempo. Più salario. Rispetto. Lo diciamo oltre lo sciopero, finché non diventerà valido per tutti, per donne e uomini”.
In diverse chiese il 14 giugno si suoneranno le campane, alle 11, contro la violenza contro le donne e i bambini e di nuovo alle 15.30 come denuncia contro la disparità di salario delle donne. “Le donne guadagnano in media il 20% in meno degli uomini; è come se per ogni giorno lavorativo le donne dovessero lavorare gratuitamente a partire dalle 15.30 – conclude Scornaienchi –. Il suono delle campane ricorda, dunque, che a partire da quell’ora si consuma un’ingiustizia”.
Il primo sciopero delle donne in Svizzera risale al 14 giugno 1991. Mezzo milione di donne smisero di lavorare e scesero in strada per chiedere uguali diritti, ricorda Courtens, sempre su voceevangelica.ch: “Fu la più grande azione nel suo genere dallo storico sciopero generale del 1918 (che vide soprattutto lavoratori maschi incrociare le braccia), e che diede un impulso significativo alla legge sulla parità. Ventotto anni dopo, la storia si ripete: ‘ancora non ci siamo’, dicono le promotrici dello sciopero, soprattutto sul fronte dell’uguaglianza salariale”.