Roma (NEV), 31 luglio 2019 – Un pastore della Chiesa evangelica luterana in Baviera di Immenstadt, in Germania, è stato condannato a pagare una multa per aver offerto il “church asylum”, la residenza nella chiesa, ad un richiedente asilo afgano respinto. Il pastore Ulrich Gampert dovrà pagare una multa di 4.000 euro per aver “aiutato e favorito la residenza illegale”.
I membri della chiesa di Kempten, a cui appartiene la parrocchia, hanno organizzato una marcia silenziosa per prendere posizione contro questo provvedimento e contro la criminalizzazione dell’accoglienza.
Circa 400 persone hanno partecipato al corteo per mostrare la loro solidarietà a Gampert e alla congregazione di Immenstadt, tra cui circa 50 pastori che hanno preso parte alla marcia indossando la toga. Il decano Jörg Dittmar vede l’azione delle autorità come un tentativo di mettere in discussione il “church asylum”: “Il problema non è l’ammenda elevata, ma che una decisione di coscienza per motivi umanitari sia punita, anche se c’è stata una piena cooperazione con tutte le autorità coinvolte.”
Il “church asylum” infatti si sforza di utilizzare tutte le possibilità legali; si tratta infatti di una accoglienza temporanea di rifugiati da parte di una parrocchia per evitare la deportazione, quando i parrocchiani considerano questa deportazione come un danno fisico e una minaccia per la vita di coloro che cercano protezione. In linea di principio, il suo scopo è quello di riaprire o riesaminare la procedura di asilo o di spingere le autorità a condurre un’indagine sul caso.
Esiste una scrupolosa catena di azioni, chiaramente definita, non appena una persona viene accolta nel sistema del “church asylum”: polizia, uffici distrettuali, autorità locali, l’ufficio del decano, l’amministrazione della chiesa, le autorità che si occupano degli stranieri – tutti sanno dove risiede il richiedente asilo. La chiesa luterana bavarese ha attualmente 33 persone sotto questo tipo di protezione.
“Il ‘church asylum’ non rappresenta un pericolo per il nostro sistema legale – ha detto il decano Dittmar – anche se non è la soluzione alla questione dei rifugiati e dell’asilo” in quanto serve unicamente allo scopo di riesaminare aspetti umanitari e casi di difficoltà fornendo il tempo necessario per attuare le procedure di legge.
Il decano ha preso una chiara posizione sull’azione legale contro Gampert: “Non è accettabile. Sono inorridito dal fatto che la solidarietà venga criminalizzata in questo modo”. Da più di un anno, Gampert e sua moglie Marlies, anch’essa pastora, offrono rifugio a un giovane afgano di 22 anni nella chiesa del Redentore di Immenstadt. La sua famiglia ha lasciato l’Afghanistan quando aveva quattro anni. Anche se parla bene il tedesco, è integrato e ha un’offerta di lavoro, dovrebbe essere espulso in Afghanistan.
Lo stesso Gampert ha dichiarato di voler presentare un ricorso contro la sanzione. Potrebbe essere un passo importante “chiarire in tribunale se il ‘church asylum’ è un reato o meno, anche per le altre congregazioni che garantiscono protezione ai perseguitati”, ha detto il 64enne. Ha anche il sostegno del suo vescovo: “Il pastore Gampert ha la mia piena solidarietà”, ha affermato Heinich Bedford-Strohm.