Londra. Le chiese protestano alla vigilia della fiera delle armi

Apre oggi la più grande fiera internazionale d’Europa sulle armi “Defence & Security Equipment” (DSEI). Nei giorni scorsi, numerosi cristiani di diverse denominazioni si sono uniti alle proteste, cui sono seguiti anche degli arresti. In una lettera al Guardian, religiosi denunciano la promozione delle guerre

Foto tratta dalla pagina facebook dei Quaccheri britannici www.facebook.com/QuakersRoR/

Roma, 10 settembre 2019 – In una lettera inviata al quotidiano The Guardian, sei esponenti religiosi britannici – quaccheri, metodisti, anglicani, battisti, riformati e presbiteriani scozzesi – si schierano contro la promozione delle armi e contro la partecipazione di Paesi in cui vengono violati i diritti umani alla più grande fiera internazionale d’Europa sulle armi “Defence & Security Equipment” (DSEI), che apre oggi a Londra.

Nei giorni scorsi diverse organizzazioni, singoli cittadini, artisti, intellettuali e religiosi di diverse fedi hanno partecipato a manifestazioni di protesta. Fra questi, i ministri della Peace Rekers United Reformed Church (URC), il pastore Mark Meatcher e la pastora Melanie Smith, che insieme a centinaia di dimostranti hanno aderito al corteo anti-armi del 3 settembre sotto lo slogan #NoFaithinWar. Meatcher ha dichiarato di aver provato “vergogna” per l’intervento della polizia durante il culto quacchero che si stava tenendo in strada durante la manifestazione. 48 persone di tutte le età sono state arrestate: “Mi sono vergognato per l’interruzione di un atto di culto e perché stavano arrestando manifestanti pacifici. Al contrario, non è stato arrestato alcun membro del governo per aver venduto armi da guerra in Arabia Saudita, cosa che i tribunali britannici hanno ritenuto illegale”.

Tra i firmatari della lettera al Guardian, anche rappresentanti del Joint Public Issues Team (JPIT), organismo per la pace e la giustizia istituito congiuntamente dall’Unione battista della Gran Bretagna, dalla chiesa metodista britannica, dalla chiesa riformata unita e dalla Chiesa di Scozia.

“Il governo del Regno Unito ha una lunga storia di esportazione di armi verso regimi altamente repressivi”, scrivono i sei rappresentanti ecclesiastici nella lettera al Guardian. “Dei 67 stati che hanno ricevuto un invito ufficiale dal governo britannico al DSEI – prosegue il testo -, 19 sono in conflitto armato e 14 sono regimi autoritari, secondo l’Economist Intelligence Unit’s Democracy Index. Lo stesso Ministero degli Esteri ne identifica 8 in cui la tutela dei diritti umani è particolarmente scarsa. Il governo sembra estremamente riluttante a consentire un freno etico alla sua ambizione di guadagno attraverso l’industria delle armi del Regno Unito”.

Il governo ha persino invitato l’Arabia Saudita, si legge nella lettera, nonostante la recente sentenza della corte d’appello che ha portato alla sospensione delle vendite di armi a quel paese. “I bombardamenti della coalizione a guida saudita nello Yemen hanno causato immense sofferenze e, secondo agenti delle Nazioni Unite, gli attacchi a obiettivi civili potrebbero rappresentare crimini di guerra. La decisione della corte d’appello deve indurre una rivalutazione radicale della pericolosa promozione del Regno Unito delle armi. La sponsorizzazione di questo settore compromette la nostra capacità di sviluppare società pacifiche, giuste, ecologicamente sostenibili ed eque. Come rappresentanti di comunità religiose impegnate a raggiungere questi obiettivi, crediamo che questi debbano essere al centro della politica estera del Regno Unito e delle nostre relazioni commerciali”.

I firmatari della lettera sono il quacchero Paul Parker, la pastora Barbara Glasson, presidente della Conferenza metodista britannica, Stephen Cottrell vescovo anglicano di Chelmsford, il pastore Richard Frazer coordinatore della commissione chiesa e società della Chiesa di Scozia, il pastore David Mayne, moderatore del Consiglio dell’Unione battista e il pastore Nigel Uden moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa riformata unita.