Roma (NEV), 3 ottobre 2019 – Continuano le proteste contro la proposta dell’amministrazione statunitense di abbassare a 18.000 unità la quota di rifugiati ammissibili per il 2020. All’indomani dell’ordine esecutivo del presidente Donald Trump emesso il 26 settembre, che richiede agli stati e ai governi locali di acconsentire a ricevere rifugiati, esponenti della Chiesa unita di Cristo (UCC) hanno manifestato dalla Casa Bianca fino all’hotel Trump. Molte le proteste in tutto il paese da parte di gruppi ecumenici e interfedi.
L’UCC e il suo Ministero per la giustizia e la testimonianza hanno anche lanciato una mobilitazione online, sollecitando i membri a inviare direttamente ai funzionari messaggi di protesta: “Come persona di fede, vi esorto a fare tutto il possibile per proteggere il programma di reinsediamento dei rifugiati dall’essere decimato dall’amministrazione – si legge in una delle lettere predisposte –. Vi preghiamo di fare tutto il possibile per far sì che l’amministrazione si impegni a reinsediare 95.000 rifugiati nel 2020. La mia comunità di fede accoglie i rifugiati. Vi esorto a riflettere il meglio della nostra nazione sostenendo il reinsediamento dei rifugiati”.
L’UCC propone anche di scrivere per chiedere di “non finanziare più le grossolane politiche di immigrazione e di espulsione” attualmente in atto e, invece, di “investire in programmi che promuovano l’unità familiare, affrontino le cause profonde della migrazione forzata e stabiliscano come priorità i bisogni umani, nel rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona”.
“È un’atrocità morale voltare le spalle alle persone perseguitate in un momento in cui ci sono oltre 25 milioni di rifugiati, secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), più che in qualsiasi altro momento della storia” ha detto il pastore Noel Andersen (organizzatore Church World Service e coordinatore UCC per l’immigrazione). Parole dure contro quello che è considerato un vero e proprio divieto di accesso per i rifugiati sono giunte anche da John L. McCullough, presidente e CEO di Church World Service, e dal pastore John Dorhauer, ministro e presidente dell’UCC.
“Ridurre il programma a tali minimi estremi è un terribile errore che metterà a grave rischio la vita di migliaia di famiglie – ha dichiarato McCullough -. Il divieto distruggerà la vita di ex rifugiati negli Stati Uniti che hanno atteso disperatamente l’arrivo dei loro figli, dei loro genitori, dei loro cari. Destabilizzerà gli alleati chiave e distruggerà ciò che resta dell’esempio morale della nostra nazione. Annienterà le infrastrutture vitali e i servizi di supporto che gli Stati Uniti hanno impiegato decenni per costruire. Un colpo mortale al programma che ha salvato le vite di milioni di persone”. Dal Refugee Act del 1980, gli Stati Uniti hanno fissato una quota di 95.000 rifugiati ogni anno. “Dall’inizio dell’amministrazione Trump, i numeri si sono drasticamente ridotti” ha denunciato McCullough, chiedendo di ripristinare le quote precedenti.
“Le chiese dell’UCC in tutto il paese sono testimoni delle benedizioni che i rifugiati portano nelle nostre chiese e comunità, che hanno accolto le famiglie prima ancora che esistessero strutture formali per farlo – ha affermato Amanda Sheldon, associata al programma UCC per i rifugiati e l’asilo -. Esorto ogni persona di fede a rivendicare il potere del Vangelo sul potere di questo Presidente. I rifugiati sono una benedizione per le nostre comunità, non un peso o una minaccia”.
Jesus was a refugee. As Christians, we see Jesus and the Holy Spirit in ALL of our neighbors. As people of faith, we are distressed and angered by the plan to limit the number of refugees the US will resettle. #RefugeesWelcome https://t.co/BBHSW5rn6o
— United Church of Christ (@unitedchurch) October 1, 2019
#RefugeesWelcome #NoRefugeeBan #NoBanAct