Roma (NEV), 13 ottobre 2019 – “Un riconoscimento ben meritato da un capo di stato che ha preso sul serio il suo dovere di agente di pace”. Così il pastore Olav Fykse Tveit, Segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), ha commentato l’assegnazione del Premio Nobel per la pace 2019 al primo ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed Ali.
Tveit ha ricordato non solo il ruolo di Ahmed nel porre formalmente fine al ventennale conflitto tra Etiopia ed Eritrea, ma anche quello esercitato dal primo ministro nella promozione dell’unità della Chiesa etiope ortodossa Tewahedo che, anche grazie a Ahmed, ha ricomposto nel 2018 uno scisma che durava da ben 27 anni. La Chiesa ortodossa Tewahedo è la più grande dell’Etiopia con oltre 38 milioni di fedeli.
“La nostra speranza è che questo premio porti nuovo vigore nella ricerca di pace e giustizia in Etiopia, e alla realizzazione delle riforme che il primo ministro Ahmed ha proposto nel suo programma” ha detto Tveit.
Di padre musulmano e madre cristiano-ortodossa, Ahmed Ali si è convertito al pentecostalismo, una delle espressioni del cristianesimo africano più in espansione.