Roma (NEV), 15 novembre 2019 – Non solo di religioni e pace – come avrebbe suggerito il titolo – ma soprattutto di politica, fondamentalismi e guerre, si è parlato durante la presentazione romana dell’ultimo libro di Paolo Naso, docente di Scienza politica alla Sapienza di Roma. Nell’affollata sala della Fondazione Lelio Basso, in pieno centro, un pubblico concentrato ha seguito con attenzione gli interventi di Franco Ippolito, presidente della Fondazione Lelio e Lisli Basso, del filosofo Giacomo Marramao, di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, e della giurista Ilaria Valenzi del Centro Studi Confronti.
Nel luogo creato da Lelio Basso, “laico che ha sempre mostrato attenzione al fenomeno religioso”, come ha sottolineato Franco Ippolito nella presentazione della serata, ci si è interrogati sul testo di Naso, tra credenti e non credenti, a partire dal paradosso esplicitato nel titolo del libro dove il binomio religione-pace viene sovvertito e bollato come ingannevole.
“Nel suo rapporto con il fenomeno religioso – ha detto Franco Ippolito – l’Europa ha tentato due esperimenti: uno in Francia, cancellando o meglio allontanando dalla sfera pubblica i simboli delle religioni; l’altro in Gran Bretagna dove l’esperimento multiculturalista ha spesso creato monadi isolate, nella quale vigeva la religione scelta dal gruppo di appartenenza, con un atteggiamento da parte dello stato di abdicazione rispetto ai diritti e la conseguenza che alcune funzioni statuali sono state appaltate a gruppi religiosi. Il risultato dei due casi è stato simile: attentati, seconde generazioni che si ribellano con violenza”.
Nel corso degli interventi è emersa quindi la necessità che la politica ritrovi una centralità nella gestioni dei fenomeni sociali e religiosi, centralità che sembra essere stata perduta: “I fondamentalismi che il testo ravvisa nelle tre religioni monoteiste – ha sottolineato il filosofo Marramao –, ma che sono presenti anche in alcune tendenze delle religioni asiatiche, non sono utopie retrospettive. Nascono invece da un vuoto della politica. Ma la politica per perseguire la pace ha bisogno di una voce profetica altrimenti rischia di essere cinismo”.
Sulla centralità dell’agire umano è tornato anche Andrea Riccardi: “Niente è via di pace e niente e via di guerra. Dipende dagli uomini, dai contesti. Le religioni sono piuttosto storia, popoli, culture, spiritualità, conflitti”. Ancora Riccardi ha messo in evidenza l’attuale tendenza della politica a utilizzare la religione come elemento identitario: “sotto la pressione della globalizzazione le religioni servono a darci un’identità. E il fondamentalismo nasce nel vuoto della politica e della religione e si lega all’ideologia del mercato. Lo stesso cattolicesimo vive una spaccatura tra nazionalcattolicesimo e cattolicesimo universale”.
“Oggi il problema non è solo la guerra, ma la convivenza – ha concluso il fondatore di sant’Egidio –. La globalizzazione ha messo fine all’omogeneità e oggi nessuno può vivere in isolamento. Dobbiamo imparare a vivere insieme tra mondi, religioni e umanità differenti”.
La giurista Ilaria Valenzi ha capovolto il punto di vista mettendo al centro del ragionamento la laicità come possibile argine alla fusione della dimensione politica e religiosa ed esortando a intraprendere un percorso di legge sulla libertà religiosa: “Vedo un pericolo di unione tra due forme di populismo, quello politico e quello religioso. Come difendersi dal rischio di un incremento di questa fusione che già esiste e agisce? Il principio di laicità è la chiave di lettura che apre spazi di convivenza e di rispetto delle differenze”.
“Guardando ai fenomeni globali ci rendiamo conto che quest’ondata di religiosità fondamentalista ha una dimensione inquietante quando si salda con il tema del potere” ha manifestato l’autore, che ha riportato l’attenzione non tanto sul ruolo dell’individuo, quanto su quello delle strutture sociali mettendo in relazione quello che ha definito un “fondamentalismo mite” con il tradizionalismo.
“A fronte di una debolezza della politica a governare la convivenza – ha proseguito Naso – ci si rivolge alle religioni convinti che abbiano sempre una soluzione. Ma è possibile che in una società secolarizzata la politica faccia appello alla religione? Oggi la sfida è come costruire convivenza nelle nostre città. La politica deve dare risposta a domande di pace. Ma invece di prendere in mano il tema della convivenza e normare i diritti, si ferma ai tavoli interreligiosi, lasciando senza risposte le questioni che stanno a cuore ai cittadini e alle cittadine”, ha concluso.
Paolo Naso, politologo e giornalista, valdese, è coordinatore del programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Mediterranean Hope.
Paolo Naso, “Le religioni sono vie di pace. Falso!”, Laterza, 2019, pp. 132, euro 12.