Roma (NEV), 4 dicembre 2019 – Come è possibile tenere conto del benessere e della protezione del creato e delle persone più povere e vulnerabili nei paesi in via di sviluppo, mentre si affrontano i cambiamenti climatici? Questo è quanto si chiede un nuovo studio della Federazione luterana mondiale, di Bread for the World, di ACT Alliance e del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC).
Lo studio, intitolato “Climate Finance for Addressing Loss and Damage. Come attivarsi per il sostegno ai paesi in via di sviluppo per affrontare perdite e danni causati dal cambiamento climatico”, arriva in un momento in cui il mondo si sta concentrando sulla conferenza sul clima COP25 che si sta svolgendo a Madrid, dal 2 al 13 dicembre. È un contributo alle discussioni globali che vuole mettere in luce le esigenze dei più vulnerabili e la responsabilità di chi inquina, così come sottolineare che l’ingiustizia dei cambiamenti climatici ricade soprattutto i paesi più poveri del mondo, che hanno fatto il minimo per causare la crisi climatica, e che sono spesso colpiti più duramente da questa.
“Il nostro lavoro umanitario e di sviluppo basato sulla fede, così come la nostra continua interazione e presenza nelle comunità attraverso le nostre chiese e i nostri partner, ci consentono di fornire dati importanti e testimoniare l’urgente necessità di erogare sovvenzioni per sostenere le comunità che hanno avuto perdite e danni”, scrivono Martin Junge, segretario generale della FLM, Cornelia Füllkrug-Weitzel, presidente di Bread for the World, Rudelmar Bueno de Faria, segretario generale di ACT Alliance, e Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC, nella prefazione.
Elena Cedillo, direttrice del programma della FLM per la giustizia climatica, è una delle redattrici dello studio. Ha riferito che durante la COP25 le prestazioni del Meccanismo internazionale di Varsavia (WIM) per perdite e danni sarebbero state riviste. “Sarà fondamentale prestare attenzione a come è migliorata l’azione per far fronte alle perdite e ai danni associati agli impatti dei cambiamenti climatici” ha detto.
Lo studio introduce quattro principi chiave, la reciprocità, la solidarietà, la responsabilità, e la trasparenza e offre analisi sistematiche al fine di trovare soluzioni sostenibili.
Si conclude con una serie di raccomandazioni concrete, tra cui l’adozione di un “approccio basato sui diritti umani” da parte di tutti i meccanismi che contribuiscono ad affrontare finanziariamente perdite e danni, ed esamina l’idea di una riscossione di un’imposta generale sul carbonio a livello nazionale e l’istituzione di un “Global Solidarity Fund” per affrontare le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico.