Roma (NEV), 10 dicembre 2019 – I difensori dei diritti umani si trovano in una condizione preoccupante. Ad affermarlo, nella Giornata internazionale dei diritti umani, sono l’Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura (ACAT) e la Federazione internazionale delle ACAT (FIACAT).
In occasione del 71° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, FIACAT e ACAT Italia ricordano l’ultimo rapporto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite dell’ottobre 2019 in cui Michel Forst, relatore speciale sulla situazione dei difensori dei diritti umani, sottolinea l’impunità riservata ai crimini commessi nei loro confronti: molestie, intercettazioni e sorveglianza speciale, sequestro dei beni, campagne di diffamazione, e tutte le forme lesive dei loro diritti. “In molti casi i difensori dei diritti umani sono esposti a procedimenti giudiziari, arresto e detenzione arbitraria fino alle minacce di morte. A volte vengono uccisi come nel 2018, quando almeno 321 difensori sono stati uccisi in tutto il mondo”, denunciano in un comunicato le associazioni.
“In Burundi, Germain Rukuki, ex membro dell’ACAT Burundi, è stato condannato nell’aprile 2018 a 32 anni di reclusione – si legge ancora nella nota stampa –. La sentenza più pesante che sia mai stata pronunciata contro un difensore dei diritti umani in Burundi. Nella Repubblica democratica del Congo, la procura di Kinshasa ha istituito a febbraio 2019 una citazione in giudizio contro il segretario generale dell’ACAT RDC, sig. Kalemba. Nel 2016, anche il sig. Biamungu, membro dell’ACAT RDC, del Nord Kivu, era stato oggetto di minacce di morte. Il 1° dicembre, Protect Defenders aveva registrato 338 crimini commessi contro i difensori nel 2019. Ad esempio, Carola Rackete, capitano di Sea-Watch 3, è stata oggetto di due indagini giudiziarie nel luglio 2019 per lo sbarco forzato di migranti salvati in Italia”.
La difesa dei diritti umani è un diritto, e anche un obbligo, sostengono infine ACAT e FIACAT. La “Dichiarazione sui difensori dei diritti umani”, adottata più di 20 anni fa, stabilisce l’obbligo per gli Stati di proteggere i difensori dei diritti umani e di garantire loro un ambiente sicuro. Eppure questo obbligo resta lettera morta: “Risulta che quando questi difensori vengono minacciati e si rivolgono alle autorità competenti, non vengono ascoltati e i loro fascicoli vengano archiviati. Pur svolgendo un’azione di salvaguardia per lo stato di diritto, la democrazia e la pace, non ricevono il giusto riconoscimento e la protezione necessaria – scrivono ancora, e concludono –. In occasione di questa Giornata internazionale dei diritti umani, la FIACAT e ACAT Italia vorrebbero ricordare che difendere i diritti umani è esso stesso un diritto”.
L’ACAT è un’associazione cristiana ecumenica che agisce contro la tortura e la pena di morte, impegnandosi al fianco di tutti coloro che hanno gli stessi obiettivi e promuovono i Diritti Umani. Fondato formalmente nella primavera del 1987 grazie al contributo della chiesa valdese di Roma e del movimento “Rinascita Cristiana”, il ramo italiano dell’Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura si deve all’ispirazione del pastore valdese Tullio Vinay, tra i primi in Europa a denunciare le violenze subite dai prigionieri politici in Vietnam. Sin dal principio l’ACAT scelse di operare su basi ecumeniche, mettendo insieme protestanti, cattolici, ortodossi e altre confessioni cristiane disposte a pregare e ad agire insieme. Tra le ultime battaglie della storia dell’associazione, spicca quella contro la pena di morte. Dal 2008 ACAT ha istituito un Premio di laurea per tesi sul tema della tortura e della pena di morte con il sostegno, fra l’altro, dell’8×1000 delle chiese metodiste e valdesi.