Esercito della Salvezza. Tursi: la persona dell’anno è il Volontario ignoto

Intervista al Tenente Colonnello Massimo Tursi, che da febbraio si trasferirà a Londra. Un bilancio dell’anno che sta per finire e idee nuove per l’anno che verrà. Appuntamento il 25 gennaio a Roma per i saluti in occasione dell’inaugurazione del locale destinato a dublinati o beneficiari di corridoi umanitari

Roma (NEV), 24 dicembre 2019 – L’Agenzia NEV propone un ciclo di interviste alle più alte cariche delle chiese protestanti italiane. Oggi abbiamo interpellato il Tenente Colonnello Massimo Tursi, attualmente responsabile dell’Esercito della Salvezza (EdS) di Italia e Grecia.

Tenente Colonnello Tursi, cosa è andato bene, nell’anno appena trascorso, dal punto di vista dell’Esercito della Salvezza?

Per quanto riguarda l’Esercito della Salvezza il 2019 è stato caratterizzato da un grande dinamismo, non solo nel senso dell’attivismo del movimento, ma per la forza emersa nelle diverse comunità e nei nostri centri. Abbiamo cercato sempre nuove forme per rendere il nostro servizio più efficace, per rispondere ai bisogni e alle aspettative delle persone, e per allargare gli orizzonti delle persone stesse.

E che cosa è andato male e si potrebbe migliorare?

Quello che è andato meno bene, secondo me, è la nostra capacità di trovare risorse. La nostra è una piccola realtà nel mondo evangelico e nel cristianesimo italiano, siamo coscienti di questo e non permettiamo che sia motivo di scoraggiamento. Per quanto riguarda le chiese in generale, mi sono reso conto che spesso si fanno proprie le tematiche della società quali ingiustizia, esclusione, disuguaglianza. Abbiamo fatto nostre queste tematiche, ma ho la sensazione che abbiamo difficoltà a portare nella società l’annuncio del messaggio della salvezza in Gesù Cristo e questo mi rattrista un po’. Cavalchiamo l’onda della protesta, ad esempio per quanto riguarda la protezione del creato, argomento di cui come protestanti ci occupiamo da decenni, ma ogni volta che questo tema torna in auge, sembra che noi ci accodiamo. Penso che anziché accodarci dovremmo risvegliare l’interesse della società verso il nostro messaggio principale.

Immagine tratta da esercitodellasalvezza.org

Cosa sta accadendo nella società e nella politica, secondo lei?

C’è un forte segno di ignavia. La gente sa quel che dovrebbe fare, ma non lo fa e pensa ai fatti propri. Cresce l’indifferenza, e quelli che alzano di più la voce dettano regole e indirizzi. Mi dispiace moltissimo per l’individualismo nei nostri partiti politici, per i quali gli obiettivi contano meno delle correnti e la star del momento indica il cammino, mentre le persone sono meno coinvolte, rischiando di fare vincere un populismo frutto di ignoranza.

Quali possono essere le soluzioni a questa indifferenza, e le strategie proposte dall’Esercito della Salvezza per il 2020?

Il problema dell’individualismo non lascia immuni nemmeno le organizzazioni che, per natura o vocazione, sono chiamate a servire il prossimo, a venire in soccorso alle persone in momenti di difficoltà. Bisogna agire in rete. Ho visto associazioni parlare di quello che fanno, dimenticando di dire che non lo facevano da sole, bensì raggiungevano determinati obiettivi grazie al sostegno di altre organizzazioni.

Una strategia che noi abbiamo adottato da diverso tempo e che ha dato i suoi frutti è quella di lavorare insieme agli altri, di riconoscere che possiamo fare meglio e di più se lo facciamo in rete. Allargando non tanto la nostra offerta, perché non vogliamo creare dipendenza, ma allargando la risposta ai bisogni delle persone. Se qualcuno sa fare meglio di noi, ci mettiamo in collaborazione, offrendo le nostre conoscenze e le nostre risorse. Dovremmo combattere la tendenza all’individualismo, ricordando che non siamo migliori degli altri e che con il sostegno reciproco, anche finanziario e di competenze, possiamo raggiungere obiettivi migliori, oltre noi stessi.

In che modo si possono raggiungere obiettivi migliori?

Nella partecipazione a bandi e progetti si chiede sempre di più, alle organizzazioni e persino alle chiese, di stabilire una rete. Più è ampia la rete, più cresce la possibilità di successo. In alcuni casi abbiamo concorso con altre associazioni, scritto lettere di intenti e realizzato progetti in collaborazione allargata. Grazie a queste reti, è possibile fare molto, senza sprecare risorse. Ogni volta possiamo farlo perché non siamo soli, perché non vogliamo guadagnarci sopra e perché ci sono anche altri che si impegnano con noi. Occorre gestire i progetti in modo virtuoso, senza privare i beneficiari dei loro diritti.

Il lucro non è un obiettivo: non si ottimizza sui diritti delle persone.

Greta Thunberg è stata, secondo il Time, la persona dell’anno. Lei chi avrebbe eletto persona dell’anno?

Potrei dare l’impressione di andare controcorrente. Greta Thunberg va bene perché si cerca un simbolo per sostenere un’idea, e anche questo è importante. Ma per me la persona dell’anno dovrebbe essere un eroe, un’eroina, e allora io penso a qualcuno come la capitana Carola Rackete che ha compiuto una sola azione. Carola Rackete non ha portato avanti una campagna di settimane, viaggiando in lungo e in largo per il mondo, ma ha fatto qualcosa che riteneva giusto eticamente, senza paura delle conseguenze. Per me la persona dell’anno è lei, per il coraggio che ha mostrato, per aver tirato fuori da una situazione drammatica persone che avevano già sofferto abbastanza.

Immagine tratta da esercitodellasalvezza.org

Nell’ambito salutista secondo lei chi meriterebbe questo riconoscimento?

Qualche giorno fa ho visitato a Roma il monumento al Milite ignoto. In quell’occasione ho pensato ai tanti militari che hanno dato un forte contributo e mi sono detto che forse avrei dato un riconoscimento al “Volontario ignoto”. Tanti volontari danno quotidianamente un contributo fondamentale alla società.

Noi abbiamo tanti volontari, non solo in Italia, ma nel mondo intero, i cui nomi non sono per forza noti a tutti, magari sono noti solo a coloro con i quali sono venuti a stretto contatto; che sia stato dopo uno tsunami, dopo un terremoto, nel porgere la scodella di minestra calda. Senza di loro non potremmo fare tutto questo. I loro nomi per me sono scritti e sono riconosciuti e apprezzati.

Ci saranno delle novità nell’Esercito della Salvezza nel 2020.

Sì. Ci sarà un cambiamento per quanto riguarda l’EdS in Italia e Grecia. Io e mia moglie, il Tenente Colonnello Anne-Florence Cachelin, saremo trasferiti a Londra a partire dal 1 febbraio. Giungeranno in Italia i coniugi Jacques e Claude-Evelyne Donzé, dalla Svizzera, che consolideranno i tanti traguardi raggiunti in questi ultimi anni e, come è consuetudine nell’Esercito della Salvezza, risponderanno in modo nuovo alle sfide che si presenteranno. Colgo l’occasione per salutare e ringraziare i nostri lettori e i nostri sostenitori che ci hanno accompagnato in questi anni e anche i giornalisti che hanno dato spazio alle nostre iniziative. Vi aspetto il 25 gennaio, data in cui potremo salutarci durante l’inaugurazione dello spazio appena ristrutturato in uno dei nostri edifici e destinato all’accoglienza di dublinati o di beneficiari dei corridoi umanitari in collaborazione con la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).


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