La difesa degli ultimi, oltre le parole

Foto di Gaetano De Monte

Roma (NEV), 23 gennaio 2020 – “Solo un anno fa il clima e l’esasperazione nei confronti dei migranti era all’apice del nostro paese. Fino allo scorso agosto eravamo di fronte a una vera e propria bolla di violenza, alimentata dal sistema di informazione e favorita da una certa involuzione politico democratica” ha ricordato Gianluca Barbanotti, Segretario Esecutivo della Diaconia Valdese, aprendo la sessione pomeridiana sul tema del diritto all’abitare del convegno “Oltre le parole”, organizzato dalla Diaconia Valdese a Roma nel Centro Congressi di Via dei Frentani. “Oggi il clima sociale è cambiato, ma politicamente non è cambiato nulla. Perché i decreti sicurezza sono ancora lì”, ha ribadito Barbanotti: “non ci basta che siano modificati, occorre che siano aboliti”. Poi ha aggiunto: “chiediamo un provvedimento di regolarizzazione delle persone che proprio a causa dei decreti sicurezza sono state sbattute in strada”. Infine Barbanotti ha concluso il suo intervento, “Prima gli ultimi”, elencando una serie di richieste che la Diaconia valdese chiede al mondo della politica. Cose semplici, come:  “il diritto alla residenza, il riconoscimento della cittadinanza italiana per i minori nati in Italia, affrontare la questione dei dublinati, il sostegno incondizionato alla proposta della Federazione delle chiese evangeliche dei corridoi umanitari europei”. In altre parole, di attivare politiche adeguate in materia di migrazioni, specialmente. Più in generale, “di dar voce a quelle categorie che non hanno voce”.

Chi sono gli ultimi, a partire da una lunga digressione storica e politico-filosofica, l’ha spiegato il direttore del Centro Studi e della rivista Confronti Claudio Paravati, intervenendo subito dopo il segretario generale della Diaconia valdese. “Gli ultimi sono i corpi che esistono e resistono. Nelle carceri, negli ospedali. Chi soffre. Chi chiede di essere ascoltato”. Ha concluso Paravati: “Gli ultimi sono coloro che devono prendere parola.

Gli ultimi possiamo essere anche tutti noi”. “In questo senso la città che ci ospita oggi, Roma, è una città cardine delle rappresentanze diseguali, delle disuguaglianze sociali” ha detto il pastore valdese Ciccio Sciotto introducendo l’intervento dell’ ex senatore Walter Tocci – amministratore pubblico di lungo corso ex assessore comunale alla mobilità di Roma al tempo delle giunte Rutelli.

Alla domanda fatta da Ciccio Sciotto: “Se è possibile pensare a prospettive più ottimistiche relative al diritto all’abitare”, Tocci ha ricordato con orgoglio l’esperienza del sindaco Petroselli, l’eliminazione dell’ultimo borghetto a Roma nel 1978, “luoghi fatti di baracche che non avevano acqua, luce e fogna, nella più grande città abusiva d’Europa. Ci sembrava l’inizio ma è stata una brevissima parentesi”, ha ricordato Tocci: “come quel momento storico sia stato caratterizzato dalla più grande opera di redistribuzione della ricchezza mai fatta in una città italiana”. E poi ha concluso: “alcune di queste politiche abitative, di eccessiva concentrazione urbana, Viste oggi, appaiono sbagliate. Quello che è certo è che da 30 anni a Roma e in Italia non esiste una politica dell’abitare. Tutto è affidato al mercato, anzi, al monopolio della rendita, che non fa altro che sfruttare il valore d’uso creato dal pubblico”. 

Infine, di contrasto all’emergenza abitativa, progetti specifici per particolari categorie di vulnerabili, social housing, studentati, “Nuove forme dell’abitare: esperienze di housing ed empowement”, dunque, dei progetti per l’abitare della Diaconia Valdese, ha parlato Loretta Malan. A cui sono seguite le conclusioni di Camillo Ripamonti, Direttore del Centro Astalli, con il suo intervento su “Gli stranieri e la casa”. Oltre le parole, le azioni delle chiese per ridurre le disuguaglianze.