Roma (NEV), 27 gennaio 2020 – Riceviamo e pubblichiamo la riflessione nel Giorno della Memoria e nel 75°anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz della pastora Mirella Manocchio, presidente del comitato permanente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI).
“Sono passati solo due giorni dalla conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (SPUC) quest’anno centrata sul secondo versetto di Atti 28, ‘Ci trattarono con gentilezza’, con riferimento all’accoglienza gentile e umana degli abitanti di Malta nei confronti di un gruppo di naufraghi stranieri, tra i quali si trovava anche l’apostolo Paolo, prigioniero dei romani a motivo della sua fede.
Ebbene oggi, nella Giornata della memoria, ci troviamo a ripercorrere nuovamente le tappe che hanno portato all’ascesa del nazismo e del fascismo, alle pagine buie delle leggi razziali, agli orrori dei campi di concentramento fino alla fine della guerra con la liberazione da parte di sovietici e di alleati dei pochissimi sopravvissuti allo sterminio progettato con fredda consapevolezza dai vertici della Germania nazista.
Ma per i pochi testimoni viventi della Shoah non si tratta unicamente di ripercorrere un tratto di storia europea, si tratta di rivivere dolorosamente un terribile calvario di violenze subite e di affetti strappati. Sono proprio testimoni coraggiosi come la senatrice Liliana Segre o la scrittrice di origini ungheresi Edith Bruck ad avvertirci del pericolo che certe dinamiche feroci si possano replicare; è un rischio molto reale da non sottovalutare e, pertanto, bisogna mantenersi vigili come afferma a più riprese la Bibbia e in particolare la Lettera agli Efesini: ‘Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere. (…) pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza’. (Efesini 6:13,18a)
Ma queste due donne intrepide e indomite ci dicono anche che impegnarsi contro l’antisemitismo, alla cui proliferazione tanta responsabilità abbiamo avuto anche noi cristiani di ogni denominazione, significa impegnarsi contro ogni forma di discriminazione.
Credo che in questa nostra Europa dove stanno risorgendo forti spinte razziste e xenofobe, dove l’accoglienza di pochi migranti salvati in mare rischia di far saltare governi, dove la Polonia guidata dal partito Diritto e Giustizia (PiS) ha permesso la creazione di zone del paese LGBTI free nelle quali la discriminazione anche violenta è possibile, sia necessario tenere bene a mente la lezione dei sopravvissuti di Auschwitz, sia necessario convertirci ogni giorno al Signore della vita e continuare a essere testimoni della speranza perché tale disumana tragedia non si ripeta mai più”.