La cattiveria come linguaggio

In un articolo su Riforma.it Paolo Naso racconta perché trivializzare il linguaggio politico equivale a trivializzare le politica

Roma (NEV), 28 gennaio 2020 – “La politica ha sempre avuto alti e bassi, miserie e nobiltà, ma dopo la fine delle appartenenze ideologiche che comunque imponevano una misura e uno stile di comunicazione – pensiamo a De Mita o a La Malfa, a Zanone o a Berlinguer – ogni limite è stato abbattuto nel nome dell’incisività della comunicazione e ogni comportamento, boutade, sciocchezza, millanteria o menzogna sono sostanzialmente concessi e considerati una variabile della comunicazione politica. Tanto più se ‘bucano’ e raccolgono follower che replicano con emoticon infantilmente semplificati: un battimano, un cuoricino, un dito alzato. Per qualcuno è democrazia virtuale. A noi pare una epocale regressione comunicativa che però finisce per incidere sulla qualità dell’azione e della proposta politica”.

Così scrive Paolo Naso, politologo, su Riforma.it in un articolo in cui racconta lo scadimento della politica attraverso la violenza delle parole.

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