Roma (NEV), 5 febbraio 2020 – “Negli ultimi due anni 88 donne al giorno hanno subito violenza, una ogni 15 minuti, ogni tre giorni è stata uccisa una donna, sei donne sono state uccise la settimana scorsa (…) e il carnefice ha le chiavi di casa”. E’ un passaggio del monologo della giornalista Rula Jebreal, ieri sera, nella prima serata del festival di Sanremo, vista da oltre dieci milioni di telespettatori.
Ne abbiamo parlato con Gabriela Lio, presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI*).
Anzi tutto, hai visto Sanremo? Ti è piaciuto il discorso sulla violenza di genere?
“No, non l’ho visto in diretta, non guardo mai Sanremo. Ma ho visto il video del monologo su consiglio di un amico, un uomo che mi ha invitato a riflettere su queste parole dette a milioni di persone. La mia prima reazione è stata di stupore, mi colpisce sempre positivamente quando una persona parte da sé nel raccontare una vita dolorosa, una vita segnata, che ti invita e ti insegna a denunciare e a confessare. Questo è un elemento tra i più importanti che nei centri anti violenza si cerca di trasmettere, molte delle donne che ci lavorano o fanno le volontarie hanno infatti loro stesse esperienze di abusi, è dunque una storia narrata con la propria vita. Ho apprezzato molto questo modo anche poetico di testimoniare non solo una violenza, una solitudine, ma anche il coraggio di poter denunciare pubblicamente”.
In un altro passaggio del testo della giornalista e attivista palestinese, si è indirizzata agli uomini: “Parlo agli uomini. Lasciateci libere di essere ciò che vogliamo essere: madri di dieci figli e madri di nessuno, casalinghe e carrieriste, madonne e puttane, lasciateci fare quello che vogliamo del nostro corpo e ribellatevi insieme a noi. Siate nostri complici”. Cosa devono fare i “maschi”? Perché è importante che la battaglia contro la violenza di genere sia anche un tema maschile?
“Noi come chiese evangeliche, anche a livello nazionale, abbiamo dei gruppi anche maschili che si interrogano e lavorano sulla crisi dell’ordine patriarcale. Quello di ieri sera è un invito a una presa di coscienza collettiva che noi auspichiamo che accada, è proprio quanto noi nelle chiese, nel nostro piccolo, cerchiamo di promuovere, e vogliamo farlo in modo particolare anche nel 2020. Penso sia importante diffondere una riflessione pubblica, nelle famiglie, tra gli uomini. Ho apprezzato molto il richiamo, palese in questo monologo, a rivolgersi a chi ha le chiavi di casa: perché coloro che commettono violenza sono persone che hanno relazioni con le donne, nella maggior parte dei casi. Mi è anche piaciuto il riferimento alla libertà e al lasciare essere le donne ciò che vogliono, detto anche in modo molto poetico, con l’uso di canzoni significative, nell’immaginario collettivo”.
Il monologo di ieri “compensa” le polemiche dei giorni scorsi, sulle frasi sessiste del conduttore?
“Il mio plauso va a lei, alla giornalista che ha fatto questa scelta potente di parlare delle donne, di essere testimone per poterle aiutare e diffondere un messaggio importantissimo. Ma non basta e non risarcisce di quanto vediamo ogni giorno, anche il presentatore maschio dovrebbe fare un lavoro su se stesso, così come andrebbe posto un limite a eventuali testi misogini di alcune canzoni.
Dieci minuti sono sì “un passo in avanti” ma non sono sufficienti, sono comunque un granello nell’oceano, perché quello contro la violenza di genere e per una rappresentazione anche mediatica dignitosa e degna delle donne, è un lavoro culturale, una denuncia, che non si devono fermare”.
"Noi donne vogliamo essere libere, vogliamo essere silenzi, rumore, vogliamo essere proprio questo: musica".
Il monologo di @rulajebreal a #Sanremo2020, #SanremoLIS ➡️ https://t.co/oNRARNcFFg#Sanremo70, @SanremoRai, @RaiUno pic.twitter.com/GE11sLt0Lo— Ufficio Stampa Rai (@Raiofficialnews) February 4, 2020
Il monologo di Franca Rame, citato anche dalla giornalista palestinese ieri sul palco del teatro Ariston:
*La Federazione delle Donne Evangeliche in Italia (FDEI) è una rete di collegamento tra le donne delle diverse realtà evangeliche esistenti del paese. Costituita nel maggio 1976 con un Congresso interdenominazionale delle donne battiste, metodiste e valdesi, in seguito la FDEI si è allargata alle organizzazioni di donne luterane, avventiste, dell’Esercito della Salvezza e della chiesa riformata svizzera.
[BB]