Roma (NEV), 7 febbraio 2020 – La pastora Dorothee Mack è andata in Svezia in treno. 18 ore da Milano a Malmö e altrettante al ritorno, per un totale di 3000 km di viaggio sostenibile, per ridurre la sua impronta ecologica. L’Agenzia NEV le ha chiesto di raccontare le ragioni e le emozioni di questa sua esperienza.
Dorothee Mack è pastora della chiesa metodista di Milano. Fra le prime persone a completare il Master in teologia interculturale della Facoltà valdese di teologia, è anche membro della Commissione studi-dialogo-integrazione (COSDI) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). La settimana scorsa è stata a Malmö, in Svezia, dove ha parlato dei programmi FCEI Essere chiesa insieme (ECI) e Mediterranean Hope, oltre che dell’accoglienza organizzata dalla Diaconia valdese, in occasione del seminario “A world of neighbours. Keeping our Humanity: for we were strangers once” promosso dalla Chiesa di Svezia.
“Mia mamma diceva sempre che, quando fai un viaggio più lento, anche la tua anima ha il tempo di arrivare insieme a te. Altrimenti sei catapultato in un altro mondo, senza avere il tempo di accomiatarti dalla vita che stai facendo e prepararti a quella che ti aspetta” ha raccontato la pastora Mack al suo ritorno.
“Mi sono sentita interpellata dalla crisi del cambiamento climatico e mi sono chiesta che cosa potessi ancora cambiare nel mio stile di vita. Ho pensato che stare attenta al modo di viaggiare potesse essere una buona idea. Il settore aereo produce CO2 e mi sono detta: potrei viaggiare in treno, in Europa è abbastanza fattibile, e rispetto a quando ero studentessa i treni sono meno affollati e più confortevoli”.
Il settore dei trasporti nel mondo incide per il 13% delle emissioni dovute alle attività umane, e di queste il 72% sono dovute al trasporto in auto, mentre il settore aereo può produrre fino a 285 grammi di CO2 per passeggero a chilometro percorso. Il treno incide di circa un terzo rispetto all’aereo, a seconda del numero di passeggeri, del tipo di carburante, di alimentazione e del numero di chilometri percorsi.
“Il viaggio è stato molto bello e mi ha offerto il tempo di prepararmi, leggere, ascoltare musica, riposare e osservare intorno a me. Da Milano sono stata a Berna, poi ho cambio per Kassel. Dopo 12 ore ho fatto una sosta ad Amburgo. Poi ho preso un treno comodissimo e bellissimo fino a Copenaghen, che è collegata ogni 20 minuti passando sul ponte di Øresund che collega la capitale danese con Malmö in Svezia. Viaggiare in treno è anche un modo per imparare la geografia. Ho avuto la sensazione di essere fuori dal mondo, in pausa, in un intermezzo che spesso non abbiamo più nella nostra vita quotidiana. Un tempo sospeso, che mi ha fatto riflettere su come abbiamo bisogno naturalmente di sostenibilità anche nella qualità della vita. Non basta ridurre le emissioni di CO2, ma serve anche una dimensione spirituale, un tempo donato per dedicarsi a se stessi, alle domande, alle riflessioni interiori. È la stessa sensazione che provo quando cammino, e a Milano lo faccio ogni volta che posso. La sottrazione, la pausa, la ricreazione di uno spazio e di un tempo al di fuori di mezzi affollati che ti trasmettono l’idea della fretta. Penso che dovremmo rallentare, avere rispetto dei ritmi del corpo, prenderci cura della nostra persona nella sua interezza e nell’ambiente in cui viviamo. Mens sana in corpore sano”, ha proseguito la pastora.
Il seminario si è svolto con il metodo dell’Interactive Future Search, un metodo che come l’Open space technology e la World cafè methodology si prefigge di ampliare la condivisione personale e collettiva su un tema. Si inizia con uno sguardo nel passato, costruendo una linea del tempo, “in questo caso a partire da cosa è successo in Europa dal 1945 a oggi – ha spiegato Mack – e poi abbiamo fatto una riflessione sul presente: cosa ci rende fieri delle nostre pratiche e cosa no? Il terzo passo è immaginare e sviluppare insieme una visione del futuro, con un momento creativo, proiettandoci su come sarà l’Europa accogliente nel 2030”.
Obiettivo del seminario era quello di promuovere la visione di una convivenza pacifica e della sostenibilità sociale in Europa, condividendo riflessioni e pratiche di orientamento, attivismo e collaborazione per il futuro. Hanno partecipato 72 persone da 15 paesi diversi fra cui il Segretario esecutivo della Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME) Torsten Moritz e Mussie Zerai, sacerdote responsabile per gli eritrei cattolici in Europa e noto attivista a favore dei migranti. Inoltre, giovani, leader religiosi di diverse tradizioni e confessioni, atei, persone impegnate nelle ONG, persone con esperienza di migrazione e/o di minoranza, altri ancora con impegni politici, giornalisti e persone coinvolte nell’ecumenismo e nel dialogo interreligioso.
“Abbiamo lavorato su parole chiave. Nel mio gruppo, i termini scelti erano rispetto e ospitalità. Abbiamo capito che è importante una mutua trasformazione: non cambia solo chi arriva, ma anche chi accoglie. Bisogna mettersi in gioco da tutte e due le parti – ha concluso Dorothee Mack -. Ora continueremo a lavorare e condividere riflessioni. In cantiere ci sono un E-book su cosa vuol dire essere un buon vicino, essere ‘prossimo’ nella reciprocità, dove raccoglieremo esempi di buone pratiche. Seguirà un summit l’anno prossimo, a inizio febbraio, probabilmente in Grecia con leader delle chiese e delle istituzioni per condividere queste azioni e promuovere le buone pratiche dell’accoglienza. Dobbiamo uscire dalle nostre bolle e imparare a comunicare con chi è diverso da noi. Bisogna cambiare la narrativa in positivo”.