Perchè sul tema dei rimpatri forzati si deve fare marcia indietro

Unanime è il giudizio degli interventi al convegno “Il monitoraggio dei rimpatri forzati”, il progetto europeo fortemente voluto dal Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà, i cui risultati sono stati presentati oggi a Roma all’interno di Spazio Europa.

Roma (NEV) 18 Febbraio 2020 – “La necessità di un approccio olistico”, dunque, complessivo, sistemico, “rispetto all’odierno governo europeo del fenomeno migratorio”. “È questa la prospettiva da cui ripartire”, ha detto Vito Borrelli – Capo della Rappresentanza della Commissione Europea in Italia – aprendo questa mattina i lavori del convegno di chiusura del progetto “Realizzazione di un sistema di monitoraggio dei rimpatri forzati”, il programma co-finanziato dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Interno attraverso il fondo Fami 2014-2020. Un sistema di tutele contro gli abusi nell’ambito dei rimpatri forzati che è stato ideato e realizzato in Italia dal “Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà”, l’autorità di garanzia istituita in Italia nel 2016 e presieduta dal giurista e matematico, Mauro Palma.

“Lo stesso approccio olistico è quello che deve orientare oggi l’azione di governo senza ombra di dubbio”, ha continuato, nella stessa giornata di oggi, l’onorevole Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati. Brescia ha spiegato che: “non ci sono soluzioni facili, ma che è necessario mettere in atto diversi provvedimenti di legge; che la normativa italiana in materia di migrazione ha bisogno di diversi ritocchi”. E ancora, ha ribadito il parlamentare: “Dopo un anno ci accorgiamo che era stato fatto un cattivo intervento, e per questo stiamo lavorando per modificare i decreti sicurezza. Sicuramente, ci saranno delle modifiche da fare per quanto riguarda il nostro sistema di accoglienza interno, bisogna sicuramente correggere il tiro sulla modifica che era stata fatto per lo Sprar”. E poi ha aggiunto: “Bisogna correre ai ripari perché le gare d’appalto, come sanno le prefetture, stanno andando deserte. Sul tema dei rimpatri ad oggetto del convegno, infine, Giuseppe Brescia si è detto favorevole “a riportare i termini di trattenimento massimo nei centri per i rimpatri (Cpr) a 90 giorni. E inoltre che non è possibile che in alcuni di questi centri, come emerge dai rapporti del Garante Detenuti, vi siano delle gravi sospensioni di diritti umani. Che questi luoghi siano, in questo senso, perfino peggio delle carceri”.

Dunque, è indubbio – secondo esponenti della attuale maggioranza di governo – che sia necessario fare un passo indietro rispetto alle politiche sui rimpatri; più in generale, rispetto alle normative italiane in materia di migrazioni fin qui adottate in specie nell’ultimo anno. È una urgenza politico-umanitaria che lo stesso Garante Mauro Palma segnalò un anno fa in una intervista  rilasciata a questa stessa agenzia.

È un rischio concreto, quello cioè che dispositivi di legge violino le libertà fondamentali, ed è per questo che oggi Palma – moderando i lavori del convegno – ha ribadito le sue preoccupazioni “rispetto anche a ciò accade nel panorama europeo e internazionale”, avvertendo riguardo la “mancata capacità di fare rete dell’Italia con alcuni paesi di origine per la tutela delle persone rimpatriate, stati con cui pure sono stati firmati degli accordi”. Poi, ha concluso Palma: “Vedi l’Egitto, con loro abbiamo firmato degli accordi nel 2007. Ma l’Egitto del 2020 non è quello di allora”.