Germania. Le chiese dopo la depenalizzazione del suicidio assistito

Dichiarazione congiunta dei presidenti della Chiesa evangelica tedesca e della Conferenza episcopale tedesca sulla depenalizzazione del suicidio assistito

Roma (NEV/Riforma.it), 27 febbraio 2020 – “Siamo molto preoccupati nel leggere che la Corte costituzionale federale ha revocato oggi il divieto di promozione del suicidio assistito. Questo giudizio è una cesura nella nostra cultura di affermazione e promozione della vita: temiamo che ciò possa esercitare una pressione sulle persone anziane o malate affinché possano avvalersi di tali proposte. Più naturali e accessibili diventano le modalità di accesso al suicidio, maggiore è il rischio che le persone in una situazione di vita estremamente stressante si trovino sotto pressione e dall’esterno venga colta tale opzione da sfruttare”. Questa la dichiarazione congiunta del cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca e del presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (EKD), vescovo Heinrich Bedford-Strohm, dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca sul fine vita che allarga la possibilità di ricorrere al suicidio assistito con l’aiuto di terzi e anche per malati non terminali.

“Abbiamo attivamente sostenuto il dibattito sociale e politico molto responsabile sul suicidio assistito, che dura da diversi anni e a vari livelli – hanno dichiarato i due religiosi -. Abbiamo ritenuto che il compromesso raggiunto da un’ampia maggioranza politica in tutti i gruppi parlamentari del Bundestag tedesco fosse un regolamento moderato inteso a proteggere l’autodeterminazione delle persone particolarmente vulnerabili nella loro ultima fase della vita. Il fatto che questa misura sia integrata nel contesto di un significativo miglioramento delle cure palliative e ospedaliere continua a convincerci”.

“L’autodeterminazione alla fine della propria vita rientra nell’area della personalità umana” ha affermato il più alto organo giurisprudenziale tedesco che ha deciso di annullare l’articolo 217 del Codice penale che vietava alle associazioni per l’assistenza al suicidio di fornire al paziente sostegno per porre fine alla propria vita. Tale diritto non può esser limitato solo a persone malate o anziane, dice anche la Corte, ma che è valido in ogni fase dell’esistenza umana. Il Parlamento dovrà ora trovare una soluzione legislativa.

In risposta a questa sentenza Marx e Bedford-Strohm, hanno voluto ribadire che “il modo di affrontare la malattia e la morte è la base per domande fondamentali sulla nostra umanità e il fondamento etico della nostra società. La dignità e il valore di una persona non devono essere giudicati in base alla sua prestazione, ai suoi benefici per gli altri, alla sua salute o alla sua età. Siamo convinti che siano un’espressione del fatto che Dio ha creato e afferma l’esser umano a sua immagine e che l’essere umano è responsabile della sua vita davanti a Dio. La qualità di una società può essere vista nel modo in cui siamo in grado di fornirci aiuto e sostegno reciproco. Continuiamo quindi i nostri sforzi per offrire assistenza e supporto alle persone in situazioni particolarmente vulnerabili. Oltre alle cure palliative e ospedaliere che già esistono e devono essere ampliate, ciò include anche sempre più la domanda su come possiamo offrire aiuto alle persone sole e fornire loro assistenza pastorale. Quindi vogliamo e continueremo a lavorare per garantire che le offerte di suicidio assistito non diventino la normalità accettata nel nostro paese” hanno concluso.