8 marzo, le protestanti. La parola di Carola: “Decostruire”

La Chiesa evangelica valdese del Rio de La Plata ha invitato tutti e tutte a partecipare alle manifestazioni della Giornata internazionale delle donne. L’agenzia NEV ha intervistato la moderatora Carola Tron

Roma (NEV), 7 marzo 2020 – “Domenica 8 marzo denunciamo profeticamente questo sistema che opprime, reprime e uccide; marciamo con le altre donne, costruiamo comunità solidali nell’amore”. Con questo appella la Chiesa evangelica valdese del Rio de La Plata ha invitato tutti e tutte a partecipare alle manifestazioni della Giornata internazionale delle donne. L’agenzia NEV ha intervistato la moderatora Carola Tron.

Perché la chiesa valdese ha fatto un appello pubblico per la Giornata dell’8 marzo?

Già da qualche anno la Mesa valdense invia un saluto, in occasione dell’8 marzo, alle comunità. L’attenzione a questo tema è in linea con le tante azioni che i vari Sinodi hanno elaborato: ad esempio in relazione all’uso del linguaggio inclusivo – proprio come una politica della chiesa che rappresenta un simbolo ma anche un gesto concreto nella ricerca di come nominare la differenza -; alla creazione di un gruppo per la prevenzione della violenza e di buone pratiche nella chiesa e anche nella società. La questione di genere è qualcosa che ci sta molto a cuore e la viviamo anche attraverso il patrimonio della Bibbia: tutti e tutte siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio che ci chiama ad amarci così come siamo per poter amar gli altri e le altre e vivere in comunione. A partire da questo lavoro già sedimentato abbiamo pensato che fosse importante che quest’anno stimolassimo la comunità affinché le donne della nostra chiesa si unissero alle altre donne nelle manifestazioni per l’8 marzo.

Qual è la situazione delle donne in Argentina e Uruguay?

È una situazione allarmante. Chi arriva da altri luoghi del mondo percepisce i nostri paesi come molto simili, per cultura e tradizioni, a paesi dell’occidente, compresa l’Europa; ma nell’accesso ad alcuni diritti, e anche nei modelli familiari, si nasconde un’impostazione fortemente patriarcale. Viviamo in una situazione di disuguaglianza; c’è un “tetto di cristallo” che permea la vita delle donne soprattutto in ambito domestico e che si mostra con episodi di violenza e femminicidio che presentano caratteristiche sempre più aberranti. Viviamo manifestazioni di violenza sempre più esacerbata e cruda. Ciò rivela il maschilismo che non vuole retrocedere.

Cosa rappresenta l’8 marzo per te?

È una data simbolica nel quale riflettere, stare insieme, pensare, visibilizzare la nostra presenza nelle strade. Non è per me una festa; non voglio fiori, né regali, né auguri. Per me ha a che vedere con un incontro con le altre per continuare a tessere una rete che ci protegge e ci accompagna e che è la sorellanza che ci permette di condividere questo giorno di lotta e rivendicazione, di denuncia e di lavoro. Tutto questo non in un’ottica di frammentazione e di contrapposizione con gli uomini ma in una battaglia per i diritti. La lotta per i diritti di genere genera una vita piena e abbondante per tutta la creazione, cerca di stabilire nuove logiche di azione e nuovi modi di costruire il potere.

Un provvedimento, politico, legislativo, o culturale, che assumerebbe per migliorare la condizione femminile nel mondo, o a livello locale.

Sento più vicino a me la dimensione culturale rispetto a quella politica o istituzionale. Credo sia importante avere cura delle conquiste per poterle trasformare in memoria storica, così come racconta anche la Bibbia quando parla di un popolo che cerca la terra promessa per liberarsi di ciò che lo lega e che non lascia godere di una vita fertile e piena. Questo è l’orizzonte che mi sento di immaginare, che porterà la liberazione per tutte e tutti. Questo cammino di decostruzione culturale trae un nutrimento biblico importante per noi e ci indirizza come comunità di fede ad avere comportamenti differenti in tutti gli ambiti della nostra vita, privati e pubblici. Non abbiamo bisogno di nessuna misura politica per agire in modi nuovi.

Un messaggio per uomini. E uno per le donne.

Agli uomini dico: “denunciate, non siate complici, decostruite un sistema che genera discriminazione e violenza, interpretate la realtà che vivete, abbandonate la comodità per poter costruire alla pari una vita più piena e sincera, liberatevi dalle catene del patriarcato”.

Anche alle donne mi sento di dire di decostruirsi, di ascoltare le altre donne, di credergli e aiutarle a denunciare situazioni di violenza e discriminazione. Non rassegniamoci alla violenza. Alle giovani donne che stanno prendendo sulle loro spalle le lotte dico di non dimenticare le conquiste del passato, né le donne che hanno combattuto e hanno messo a rischio la propria vita per darci i diritti che adesso possiamo esercitare.