Argentina. Il Coronavirus in un paese con una profonda crisi economica

Come si sta vivendo l’emergenza Coronavirus in Argentina. Intervista al presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Argentina Nestor Miguez

View over Avenida 9 Julio and the obelisk in Plaza Republica:: Buenos Aires:: Argentina.

Roma (NEV), 18 marzo 2020 – Da qualche giorno il Coronavirus è arrivato anche in America latina. Abbiamo chiesto a Néstor Miguez, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Argentina (FAIE) cosa sta succedendo

Come si vive nelle città?

La vita nelle città è tranquilla. Sono state sospese le attività nelle scuole ed è stata fortemente ridotta quella delle università che sono aperte solo per gli esami che si stanno svolgendo con turni prestabiliti. Il governo ha stabilito che tutte le persone con più di 60 anni possono stare a casa e non andare a lavorare e lo stesso per chi ha bambini piccoli. C’è molto meno traffico. In un paio di giorni verrà sospeso tutto il trasporto pubblico e saranno garantiti solo i servizi di emergenza; anche il trasporto aereo di media e lunga distanza è stato fermato. E’ stata prevista una quarantena abbastanza rigida e sono stati chiusi anche tutti i comuni turistici per evitare che le persone si spostino lì. Un’altra cosa significativa è che è stata sospesa anche la marcia del 24 marzo (anniversario dell’instaurazione dell’ultima dittatura civico-militare 1976-83) appuntamento fondamentale per tutte le organizzazioni che si occupano di diritti umani e molto partecipato.

Che impatto sta avendo questa crisi sanitaria su un paese già fortemente provato da una crisi economica?

Il nostro governo (Alberto Fernandez a capo di una coalizione peronista di centro sinistra) ha detto che dobbiamo essere preparati ad una espansione dell’epidemia e che però bisogna provare a rendere la sua crescita più lenta e controllata possibile per poter sostenere il sistema salute e la tenuta della capacità sanitaria degli ospedali.

Certamente stiamo parlando di un paese indebitato, con una profonda crisi economica prodotta dalle azioni del governo precedente (Mauricio Macri, presidente di una coalizione di centrodestra), con una economia in recessione e la possibilità di un defaul. Ovviamente questa crisi sanitaria con tutto quello che comporta produrrà un ritardo nell’azione di ricostruzione dell’economia che il nuovo governo stata tentando. Il settore industriale, di distribuzione e del commercio si stanno fermando, il settore terziario forse meno perché ci sono molte cose che si possono fare anche dal proprio domicilio. Il panorama è quindi difficile, in parte mitigato dal fatto di avere un governo che si è dimostrato attivo e propositivo e che ci fa ben sperare.

Quando per affrontare questa crisi il Ministero della salute ha fatto un inventario di tutti i materiali a disposizione ha trovato in un deposito un enorme quantità di vaccini che non erano stati distribuiti ai centri vaccinazione dal governo precedente, alcuni scaduti e altri invece che sono stati utilizzati. Sono state anche trovate più di 50 ambulanze nuove in un deposito e moltissimo materiale sanitario inutilizzato. Negli anni scorsi si è puntato tutto sulla sanità privata facendo arrivare poco materiale a quella pubblica.

Come si stanno organizzando le chiese?

Hanno sospeso la maggior parte delle loro attività e stanno diffondendo messaggi e preghiere attraverso whatsapp, facebook e la rete. Sono state sospese le assemblee e tutte le attività che prevedevano una concentrazione di persone nello stesso luogo. La segreteria del Culto ha inviato una circolare in cui hanno detto che per rispetto alla libertà religiosa non possono proibire le attività nelle chiese però che raccomandano che non si facciano. 

Noi pastori stiamo accompagnando le persone  e stiamo però continuando ad utilizzare le reti sociali per trasmettere le nostre preghiere e i consigli per cercare di evitare l’espansione della pandemia.

Non ci sono comunque episodi di panico e noi della FAIE continuiamo a lavorare e a tenere desta l’attenzione; stiamo realizzando le riunioni della giunta direttiva attraverso whatsapp.