Roma (NEV), 24 marzo 2020 – La violenza contro le donne in ambito domestico, nel luogo dove le donne dovrebbero sentirsi e trovarsi al sicuro, nelle loro case quindi, è una realtà che in tempo di coronavirus e convivenze forzate può risultare fatale. I dati ci raccontano di una violenza aumentata in Cina durante la quarantena e di una diminuzione delle denunce in Italia, che le esperte riconducono all’impossibilità di chiedere aiuto in presenza del proprio aguzzino.
La Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI) si è recentemente appellata alle comunità e alle chiese per tutelare le donne vittime di violenza, ribadendo il ruolo e la presenza dei centri antiviolenza che hanno attivato la reperibilità 24 h al giorno e canali chat per permettere alle donne di mettersi in comunicazione con loro. È inoltre sempre attivo il numero di emergenza 1522, numero telefonico nazionale gratuito multilingue, anche da cellulare, che garantisce assistenza in tutto il territorio.
Anche L’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne, nato un anno fa con un Protocollo d’intesa, ha diramato un comunicato in tal senso. Dell’Osservatorio fanno parte 22 donne di diverse tradizioni religiose (cristiane protestanti – luterane, metodiste, valdesi, battiste, avventiste, pentecostali -, cattoliche, ortodosse, ebraiche, islamiche, induiste, buddhiste).
Riportiamo qui di seguito il comunicato in versione integrale.
Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne
Comunicato stampa
Alle comunità religiose e civili: Non perdano l’occasione!
Siamo in un tempo drammatico, un tempo inedito che incontra però una mostruosità che inedita non è: la violenza maschile sulle donne. Aumentano voci allarmate per il fondato sospetto (o per la presenza accertata) di un accentuarsi della violenza maschile domestica. I messaggi circolano da qualche giorno sui social sensibili alla vita/salute delle donne – solo e di sfuggita in qualche organo di stampa, ma per nulla in TV. Quando abbiamo appreso le diposizioni emergenziali del governo, la nostra mente subito ha compiuto una associazione: la maggior parte (più dell’80%) di femminicidi maschili si consumano proprio tra le pareti domestiche. L’isolamento è una delle caratteristiche più comuni delle relazioni abusanti, ed è già dimostrato come la violenza domestica aumenti durante i periodi di vacanza dal lavoro esterno della donna. Le vittime, ora, sono ancora più vittime.
Un dramma che persiste da un tempo immemorabile (e si è incrementato nella contemporaneità), va ora a cozzare ancora più violentemente con la sventura generalizzata che stiamo vivendo. È vero che siamo tutti nella stessa barca, ma a qualcuna è stato imposto lo spazio di una cella sudicia, soffocante. La coscienza civile nel suo complesso pare non avvedersene. Ci è capitato di vedere un video in cui si mostrava una donna su un balcone che voleva suonare il flauto unendosi a chi, in solidarietà, celebrava l’inno nazionale. Un uomo la raggiunge e per due, tre volte la percuote. I due poi scompaiono. Chi filma il video ride divertito in compagnia di altri… e condivide nella rete l’episodio come esilarante. E l’episodio non è certo tra i più crudeli, ma sta a indicare quanto non ci si renda conto del dilemma vissuto da molte “cittadine”: stare nelle case per non subire il contagio ma stare nelle case in un clima pericoloso, subendo la tortura di maltrattamenti, vessazioni, minacce e insulti. L’esperienza di pandemia che ci ha preceduto, nella provincia di Hubei, conferma un incremento delle violenze maschili. E rende tremendamente motivate le nostre apprensioni.
È un dramma che si aggiunge al dramma. Non possiamo tacerlo! La convivenza forzata potrebbe durare parecchio. Ci uniamo ad altre associazioni, la Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI), Se non ora quando, We Word e alla procuratrice Maria Letizia Mannella: ella raccomanda anche di evitare dopo le 18 di uscire di casa per fare le commissioni, per esempio andare in farmacia o al supermercato, e soprattutto di trovarsi in luoghi isolati la sera. Rivolgiamo il nostro appello alle autorità religiose e civili. Non perdano l’occasione e agiscano. I rappresentanti autorevoli delle comunità religiose alzino la voce, sensibilizzando e responsabilizzando con parole ferme i fedeli maschi su questo tema. E sostengano, come possono, le fedeli femmine, togliendole in primis dall’insostenibile isolamento, e poi aiutandole concretamente. Le comunità religiose non dovrebbero abdicare a questo compito di opere di misericordia e mancare al sostegno a donne che vivono l’oppressione/violenza dei partner, e lo facciano mettendo in campo la dignità e l’equità che il divino assegna a donne e uomini.
Offriamo le informazioni che ci fornisce Donne in rete contro la violenza (D.i.Re), associazione molto attiva in questo campo a cui siamo grate, e che il 17 marzo ha annunciato che “I Centri Antiviolenza della rete D.i.Re si sono organizzati per rispondere all’emergenza COVID-19 e alle disposizioni emanate dal governo con l’istituzione della zona rossa a livello nazionale, in modo da non lasciare sole le donne che hanno subito violenza”. Sul sito D.i.Re potrete trovare sedi e centri cui rivolgersi. In Italia esiste un numero gratuito e multilingue, attivo 24 ore su 24, al quale è possibile rivolgersi se si ha bisogno di aiuto: 1522. È promosso dalla presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento per le Pari Opportunità. È anche possibile chattare con una delle operatrici; sullo stesso sito leggiamo la news (19 marzo) che la “Ministra Bonetti riunisce la cabina di regia; al via tavoli bilaterali e 10 milioni per un bando antiviolenza”.
E infine un ultimo appello a noi tutte e tutti: “Se sentite rumori strani, chiamate la polizia. Le donne vittime di violenza non possono farlo”.
Ci congediamo nello spirito della preghiera, e con un invito alla speranza.
L’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne
L’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne ha fra i suoi scopi la promozione di iniziative culturali, la sensibilizzazione e la vigilanza sul tema della violenza contro le donne.