Un 2 giugno antimilitarista, in nome della Costituzione

Antonella Visintin: “occorre trovare altri simboli di festa consoni allo spirito della Costituzione che rispecchino il diffuso desiderio di una normalità in cui la dignità e la domanda di cura non siano più offesi”.

Roma (NEV), 2 giugno 2020 – “Non si vede alcuna necessità di celebrare l’esito referendario del 1946 con esibizioni militari”. Esordisce così Antonella Visintin, coordinatrice della Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), in una dichiarazione in occasione della Festa della Repubblica.

“74 anni fa l’Italia usciva distrutta sotto ogni profilo da anni di guerra scatenata da una competizione e da una cultura muscolare – continua Visintin – .

Quest’anno è particolarmente forte il contrasto tra questo rito di potenza e l’anelito alla vita che ha bloccato per mesi la popolazione nelle case all’ascolto dei bollettini medici, un rito che celebra una gestione armata dei conflitti e un comparto economico, quello dell’industria bellica, riconosciuto come essenziale che non conosce crisi, né fermate, né tantomeno riconversioni.

Per questo apprezziamo l’iniziativa del convegno che si svolge proprio il 2 giugno a Genova a cura della Rete Genova aperta alla pace dal titolo ‘La pace in porto?’, con un rimando alla resistenza che il Collettivo autonomo lavoratori portuali sta facendo in questi anni al passaggio delle navi che trasportano armi.

Perché sia possibile ‘un’altra difesa’ (con riferimento alla petizione al Parlamento promossa da reti e associazioni per il disarmo e per una pace fondata sulla giustizia), occorre trovare altri simboli di festa consoni allo spirito della Costituzione, oggetto di uno svuotamento sistematico, che per esempio rispecchino il diffuso desiderio di una normalità in cui la dignità e la domanda di cura non siano più offesi”.


LA PACE IN PORTO

L’incontro per informare su “Genova aperta alla pace”, su cosa sta succedendo nel porto di Genova si terrà oggi alle 17,45 in diretta Facebook e Youtube su diverse pagine delle associazioni aderenti. Clicca QUI per maggiori dettagli.
“Dei crimini di guerra non vogliamo essere complici e vogliamo lasciare un mondo migliore ai nostri figli – scrivono gli organizzatori –. Chiediamo con forza alle autorità locali competenti che si adoperino per vigilare e impedire l’attracco nel porto di Genova e nei porti italiani di navi cariche di armi e munizionamento militare dirette in Paesi coinvolti in sanguinose guerre che durano ormai da anni come nello Yemen, informando su quello che succede nel nostro porto e facendo delle proposte concrete […] Spendere in armamenti non vuol dire investire in sicurezza, ma sporcarsi le mani e le coscienze di sangue e costruire un mondo sempre più violento ed in guerra. Insieme vogliamo progettare il cambiamento, partendo dalla nostra città. Per questo proponiamo una serie di incontri nei quali affrontare insieme ad esperti e testimoni questo argomento, confrontandoci apertamente con le istituzioni”.

#AltraDifesaPossibile

Proprio ieri, alla vigilia della Festa della Repubblica e della sua Costituzione che ripudia la guerra, le sei Reti promotrici della campagna Un’altra Difesa è possibile hanno organizzato un momento pubblico di rilancio dell’iniziativa.

“Una mobilitazione sostenuta dalla grande maggioranza della società civile italiana che lavora per la pace, i diritti, il disarmo e il Servizio Civile” spiegano gli organizzatori. Nata a Verona durante “Arena di Pace e Disarmo” nel 2014, la campagna ha come obiettivo l’istituzione di un Dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta. A tale scopo è stata inviata una Petizione al Parlamento (prevista dall’articolo 50 della Costituzione) segnalando l’opportunità e la necessità di legiferare in tal senso.

I promotori sono: Interventi civili di Pace, la Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile (CNESC, che raggruppa alcuni dei principali Enti accreditati con il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile fra cui la Diaconia valdese), il Forum nazionale Servizio Civile, Sbilanciamoci, Rete della Pace e ControllArmi.

Una rosa alle rose della Costituzione

L’ANPI da parte sua, insieme alle Istituzioni locali, deporrà 21 rose sulla tomba delle 21 Madri Costituenti a Milano, Roma, Trento, Napoli e Bologna. “Un modo insolito, ma fortemente simbolico, per celebrare il 2 giugno” scrive l’ANPI, che con questo gesto intende ricordare “quelle meravigliose donne che, elette nel 1946 all’Assemblea Costituente, contribuirono, con infinita passione e forza delle idee democratiche, alla ideazione e alla scrittura della nostra Costituzione”.

Ecco i nomi delle Madri Costituenti, 21 donne di diversi partiti, che sono parte della storia della Repubblica. Adele Bei, Nadia Gallico Spano, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angiola Minella, Rita Montagnana, Teresa Noce, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Maria Nicotra, Vittoria Titomanlio, Angelina Merlin, Bianca Bianchi, Ottavia Penna Buscemi.