Chi è sapiente di cuore è chiamato intelligente,
e la dolcezza delle labbra incrementa la comprensione …
il cuore del sapiente istruisce la sua bocca e sulle sue labbra incrementa la comprensione.
(Proverbi 16,21.23)
Roma (NEV/riforma.it) – 17 giugno 2020 – Giulio Giorello era un intellettuale di enorme cultura, non settoriale, e lo spingeva una curiosità inarrestabile: negli ultimi incontri che abbiamo avuto, abbiamo parlato, ad esempio, della nozione della creazione degli umani “a immagine di Dio” secondo la Genesi e dei fumetti della mia giovinezza …
La sua postura era per me quella che evocano i due versi del libro dei Proverbi che ho tradotto sopra. Il cuore, nel linguaggio biblico, è anche, e forse in primo luogo, la sede della conoscenza e della volontà, più che dei sentimenti. Il cuore di Giorello, cioè la sua mente, era quello di chi vuole capire, “intelligere”, oltrepassare i confini delle acquisizioni, e quindi essere disponibili a imboccare percorsi oltre i confini.
Era molto intelligente e aveva una memoria impressionante. Tutto diventava più complesso nei suoi discorsi, ma non astruso, anche se trattava questioni difficili. Aveva una disposizione – molto anglosassone – a rendere le cose comprensibili senza essere semplicistico. E’ questa la dolcezza delle labbra di cui parlano i nostri versi. Non sdolcinatezza o melensaggine, ma la volontà di farsi comprendere e la disciplina necessaria a riuscirci, con la mente che muove e governa la bocca. Per questo era un oratore avvincente. Lo humour che pervadeva i suoi discorsi non era un orpello retorico, ma un aspetto essenziale del suo guardare intelligentemente il mondo.
Questa postura intellettuale richiede e sviluppa un atteggiamento generoso nei confronti degli interlocutori. E’ con questa generosità che ha tante volte risposto a inviti che gli abbiamo (noi protestanti italiani) rivolto. Non ricordo una volta in cui abbia detto di no, e ne ricordo diverse in cui ha fatto ogni acrobazia logistica per essere presente, solo per il gusto di fare quello che avremmo fatto.
La figura di Giulio Giorello e la sua postura umana e intellettuale risaltano ancora più nettamente perché lo abbiamo perso proprio di questi tempi, in cui siamo sommersi da chiacchere inconsistenti di pletore di esperti, corifei di chi non sa decidere e progettare, in un vuoto di pensiero critico e nel rumoreggiare di invettive altisonanti, ma senza pensiero.
Il pensiero critico è stata una passione – e una disciplina – di tutta la vita del prof. Giorello, insieme a quella per la libertà, contro ogni dogmatismo, clericale o ateo che fosse. Non ascolteremo più le parole delle sue labbra, ma rimangono con noi le cose che ci ha detto e il modo in cui si è posto, con noi, davanti ai problemi, per cercare di incrementare la comprensione e difendere la libertà. Un bel magistero.