Dio dietro le sbarre. Premio Piazza Grande a Federica Tourn

Pubblicato su Jesus, il reportage premiato racconta quanto sia difficile e complesso vivere la fede in carcere. Il riconoscimento, promosso dall’Associazione internazionale di giornalisti religiosi con il sostegno della Fondazione per le scienze religiose, è stato assegnato nel corso della European Academy of Religion

foto da pixabay.com

Roma (NEV), 24 giugno 2020 – Assegnato alla giornalista valdese Federica Tourn il primo premio giornalistico “Piazza Grande Religion Journalism Award”, organizzato dall’Associazione internazionale di giornalisti religiosi (IARJ) con il sostegno di Fondazione per le scienze religiose (FSCIRE).

Il riconoscimento è stato assegnato a Federica Tourn  per il reportage “Dio dietro le sbarre” (foto di Isabella De Maddalena), pubblicato sul mensile Jesus, in cui indaga come e se venga garantito il diritto costituzionale all’espressione religiosa nelle carceri italiane. Questa

“Conoscevo già precedentemente il mondo del carcere, per un lavoro sui parenti e familiari delle detenute e dei detenuti – dichiara all’agenzia NEV Federica Tourn –. Mi aveva colpito la loro fragilità e volevo capire come si potesse vivere la dimensione spirituale in carcere.

La legge sull’ordinamento penitenziario del 1975 permette stabilmente l’assistenza spirituale in carcere solo ai cappellani cattolici – prosegue la giornalista –.  Per le religioni regolate da Intese con lo Stato, il ministro di culto può entrare con la cosiddetta domandina. Per le altre religioni, ad esempio quella islamica, è ancora più macchinoso, ed la possibilità di accesso è affidata alla buona volontà del direttore del carcere. Ho voluto indagare tutta questa complessità, che fa trasparire ingiustizia nel trattamento e discriminazione nei confronti dei non cattolici”.

La ricerca è partita da un progetto ecumenico della Caritas, “Simurgh”, che nel 2017 ha messo insieme diverse confessioni cristiane e religioni (cattolici, protestanti, musulmani, ebrei e buddisti) con l’intento di conoscere e promuovere il pluralismo religioso nelle carceri del Milanese.

“Sono partita da lì – prosegue Tourn – e con la fotografa Isabella De Maddalena abbiamo constatato quanto sia difficile e complesso vivere la fede in carcere. Se le persone detenute fossero accompagnate dai propri ministri di culto, in luoghi adeguati, sarebbe di grande aiuto anche per la prevenzione della radicalizzazione in carcere; sarebbe utile sia per il diritto individuale sia per la società”.

Federica Tourn conclude: “Sono felicissima e onorata di questo premio, in qualche modo inatteso. Mi sento piena di gioia e gratitudine. È un incoraggiamento per il mio lavoro. Ringrazio la giuria internazionale del premio per aver voluto porre l’attenzione su un problema spesso dimenticato, e per questo mi fa doppiamente piacere, perché fa luce su discriminazioni che riguardano persone in difficoltà e vulnerabili”.

La giuria ha premiato “Dio dietro le sbarre” di Federica Tourn con la seguente motivazione: “Una storia potente sulla discriminazione religiosa e il ruolo della religione nelle carceri italiane, con un forte messaggio sulla libertà religiosa e sul pluralismo religioso. È una storia d’impatto e positiva che va al cuore di ciò che significa praticare, e non solo predicare, il dialogo interreligioso. Eccellenti segnalazioni di questioni legali e legislative, statistiche importanti e come queste influenzano i detenuti di tutte le tradizioni religiose. L’autrice scrive con profonda consapevolezza dell’importanza della fede e della pratica. Le citazioni sono ampie e spesso avvincenti. Non è solo una critica al sistema attuale, ma rappresenta anche una via per la riforma carceraria”.

Sono oltre 70 le candidature giunte per questo premio, il cui obiettivo è quello di selezionare contributi su fede, religione e spiritualità.

La giuria è composta da Endy Bayuni (Indonesia, già redattore capo del Jakarta Post), Irene Hernández Velasco (Spagna, El Mundo), Alberto Melloni (Italia, professore di Storia del Cristianesimo all’Università di Modena-Reggio), Fariba Pajooh (Iran, reporter che ha pagato con carcere nel paese di origine la sua libertà di espressione), Barış Soydan (Turchia, T24), Peggy Fletcher Stack (Stati Uniti, Salt Lake Tribune), Douglas Todd (Canada, The Vancouver Sun e Religion News Service), Maria-Paz Lopez (Spagna, La Vanguardia) e Elisa Di Benedetto (Italia, giornalista e responsabile web IARJ). Menzioni speciali sono andate anche a Gerard Drißner (Austria), László Szőcs (Ungheria) e Chiara Zappa, giornalisti di Avvenire.


Il Premio, organizzato da IARJ con il sostegno della FSCIRE, è stato assegnato nel corso della European Academy of Religion, consolidata rassegna culturale internazionale che quest’anno si sta svolgendo in modalità digitale e la cui chiusura è prevista il 25 giugno.