Roma (NEV), 16 luglio 2020 – In una nota di ieri la Conferenza delle Chiese Europee (KEK) ha dichiarato profondo rammarico per la recente decisione della trasformazione di Santa Sofia in moschea. L’organizzazione ecumenica, che rappresenta 114 chiese in tutta Europa, molte delle quali ortodosse, ha reso nota la scorsa settimana la sua preoccupazione presso le istituzioni europee e l’UNESCO.
Costruita 1500 anni fa come cattedrale cristiana ortodossa, Santa Sofia è stata convertita in moschea dopo la conquista ottomana nel 1453 e successivamente trasformata in museo, nel 1934, da Mustafa Kemal Ataturk. Il governo turco, la scorsa settimana, ha annullato il suo status di museo.
In una lettera a Josep Borrell Fontelles, Alto Rappresentante della Commissione Europea, la KEK ha espresso profonda preoccupazione per questa decisione.
“La procedura, motivata da una petizione presentata alla Corte turca con il sostegno ufficiale dell’ufficio del presidente turco, apre la strada alla conversione di Santa Sofia in moschea, mettendo in discussione la validità del decreto presidenziale del 1934. La KEK desidera sottolineare che una tale azione creerebbe potenzialmente un terreno fertile per l’odio religioso e la violenza”, ha dichiarato nella lettera.
La KEK si è rivolta anche ad Audrey Azoulay, Direttore Generale dell’UNESCO e a Mechtild Rössler, Direttore del Centro del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, esortando l’UNESCO “a intraprendere azioni concrete nei confronti del governo turco per prevenire il cambiamento di status dell’esistente sito del patrimonio mondiale Santa Sofia”.
Il presidente della KEK, Christian Krieger, ha dichiarato il suo rammarico per tale decisione “in quanto potrebbe potenzialmente provocare motivi di intolleranza religiosa e di violenza”.
Il vicepresidente della KEK, il metropolita Cleopas di Svezia e di tutta la Scandinavia, ha dichiarato: “Nel suo status di museo, Santa Sofia riunisce persone e culture di tutto il mondo. Un cambiamento di questo status diminuisce indubbiamente l’eredità di questa notevole struttura come un ponte universalmente accessibile che unisce l’Oriente e l’Occidente, simboleggiando la coesistenza pacifica, la comprensione reciproca e la solidarietà tra popoli diversi. Nello spirito del nome di Santa Sofia, che si traduce letteralmente in Saggezza, preghiamo affinché la saggezza e la ragione alla fine prevalgano e Santa Sofia continui a operare sotto il suo status di museo”, ha detto.
Preoccupazione e turbamento sono stati espressi anche dal Segretario Generale della KEK, Jørgen Skov Sørensen: “Questa decisione ha un impatto sulle chiese che sono direttamente interessate. Tuttavia, tutte le Chiese della KEK sono turbate da ciò di cui siamo testimoni a Istanbul in questi giorni”, ha aggiunto.