Roma (NEV), 17 luglio 2020 – “L’Amazzonia è inondata di morte nelle sue comunità, villaggi, città e paesi. Il COVID19 infuria sui ‘popoli della foresta’ che soffrono da secoli di indifferenza, abbandono, sfruttamento, estrattivismo, razzismo ed etnocidio. Questa regione, essenziale per la stabilità dell’ecosistema terrestre, sta vivendo un’accelerazione dell’ecocidio e del terricidio”.
Inizia così l’Appello per la prima Assemblea mondiale per l’Amazzonia che si svolgerà online il 18 e 19 luglio e che è nata da un’autoconvocazione di diverse associazioni che lavorano nella regione tra cui la Red Iglesias y Minería.
Iglesias y Minería è uno spazio ecumenico, formato da comunità cristiane, gruppi pastorali, congregazioni religiose, gruppi di riflessione teologica, laici, vescovi e pastori che lavorano sull’impatto e la violazione dei diritti socio-ambientali causati dalle attività minerarie in America latina, e di cui fa parte il Consiglio latino americano delle chiese (CLAI).
“Le cause del deterioramento dell’Amazzonia sono le corporazioni agroindustriali, le monocolture, la semina di semi transgenici, gli agrocarburanti, l’estrazione legale e illegale, l’estrazione e lo sversamento di idrocarburi, la biopirateria, i megaprogetti idroelettrici, le linee di trasmissione e le strade mal pianificate, le organizzazioni finanziarie internazionali e i loro prestiti e investimenti, il traffico di droga e la criminalità organizzata” si legge nell’appello.
La preoccupazione delle organizzazioni che vivono e lavorano in Amazzonia è legata ad un allentamento dei già fragili vincoli ambientali che insistono sulla regione e che vengono motivati da una necessità di riattivazione dell’economia dopo l’epidemia di Covid-19: “i governi della regione stanno allentando le disposizioni legali ambientali, indigene e sociali per promuovere ulteriormente l’estrattivismo” si legge nel testo, che continua ricordando che “la distruzione dell’Amazzonia ci porta più vicini al precipizio e alla catastrofe climatica. Senza un’Amazzonia viva, non ci sarà futuro per l’umanità”.
Per questo motivo “movimenti, collettivi, reti, attivisti e organizzazioni di popoli indigeni, abitanti dei fiumi, spillatori di gomma, contadini, artisti, religiosi, difensori della natura, comunicatori, accademici, donne, giovani e abitanti delle città amazzoniche” si riuniranno per articolare un’alleanza al servizio delle organizzazione e delle campagne esistenti, per rafforzare le azioni nella difesa dei diritti umani dei diritti dei popoli indigeni e dei diritti della natura.
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