Roma (NEV), 21 luglio 2020 – L’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (WACC) ha sostenuto un progetto radiofonico che ha dato voce ai rifugiati siriani in Giordania.
Nel pieno dell’emergenza covid-19, i rifugiati siriani hanno dovuto affrontare le problematiche relative alla pandemia in una situazione complessa. Una buona fonte di informazioni a riguardo è rappresentata da “Syrians Among Us”, Siriani fra noi, un programma radiofonico sviluppato dalla Community Media Network (CMN) di Amman, in Giordania. La CMN ha ampliato il programma grazie al sostegno della WACC sul progetto “Empowering Syrians Among Us”, attraverso il quale sono stati formati 15 giornalisti, fra cui anche rifugiati del campo di Zaatari.
“I partecipanti hanno prodotto finora 30 storie sull’impatto economico, sociale e psicologico del covid-19 sui rifugiati siriani che vivono dentro e fuori i campi” si legge sul sito WACC. Le storie, che vanno da situazioni di perdita del lavoro, a quelle delle donne siriane rifugiate, al robot costruito nel campo che disinfetta automaticamente, sono state trasmesse da Radio Al-Balad, la principale stazione radio della comunità giordana. Le trasmissioni sono state diffuse anche su altre radio partner (Yarmouk FM, Voice of Karak, Voice of Karak, New Voice of Maan, Farah al Nas Radio), online e nelle chat WhatsApp usate dai siriani in Giordania.
Il progetto “cerca di dare delle opportunità alla comunità siriana che vive in Giordania, fornendo loro competenze e risorse per condividere le storie della loro comunità, sia con gli altri suoi membri sia con la società giordana nel suo complesso” ha detto Daoub Kuttab, direttore generale della CMN. “Il progetto cerca di creare una narrazione alternativa della migrazione in Giordania, sensibilizzando la popolazione sulla situazione dei rifugiati siriani e consentendo a membri chiave di questa comunità di sviluppare una voce pubblica”.
Ci sono circa 1,2 milioni di rifugiati siriani che risiedono in Giordania, la maggior parte dei quali “ha poca voce in capitolo sulle decisioni politiche che li riguardano e non ha quasi nessun mezzo per partecipare al discorso pubblico su migrazione e integrazione in Giordania” ha dichiarato Lorenzo Vargas, responsabile del programma di Comunicazione per il cambiamento sociale della WACC. “C’è un generale disinteresse e ignoranza nella società giordana mainstream riguardo ai diritti e alle sfide che i rifugiati siriani che vivono in Giordania devono affrontare. Questo sta portando a una crescente xenofobia, accentuata da una sensazione generale che la Giordania non abbia le risorse per assorbire la popolazione siriana”.
Il progetto ha coinvolto 15 partecipanti, fra cui 8 donne, su giornalismo di base, reportage audio e montaggio. Il programma è partito a fine febbraio. Ad aprile è uscita l’intervista a Linda Kalash, del Forum dei migranti nel mondo arabo, che ha fatto appello alla necessità di includere migranti e rifugiati nelle risposte al covid-19 e raccontato come circa 300 rifugiati siriani abbiano perso il lavoro per la pandemia. Nei mesi successivi, fra le altre storie, su “Siriani fra noi” si è parlato della situazione sanitaria nel campo di Rukban; della donna siriana che ha dato alla luce un bambino in un veicolo dell’esercito; della richiesta di aiuto per i rifugiati dopo quanto riferito dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), che era ancora in attesa dei fondi; e ancora, l’intervista al coordinatore della Fondazione luterana mondiale (FLM), Alaa Husseini, che ha parlato delle necessità di sostegno economico, psicologico e di sussistenza per i rifugiati durante la pandemia; interviste a funzionari dell’UNHCR e dell’UNICEF; storie di iniziative comunitarie di formazione e imprenditorialità per aiutare chi ha perso il lavoro.