Roma (NEV), 18 agosto 2020 – “Come chiese che sono compagne nella lotta per la difesa della casa comune, siamo state testimoni della sofferenza, della distruzione e della morte che le attività estrattive minerarie causano, sia nella nostra regione latinoamericana che nel resto del mondo”.
Inizia così il comunicato di Iglesias y Minería, spazio ecumenico, formato da comunità cristiane, gruppi pastorali, congregazioni religiose, gruppi di riflessione teologica, laici, vescovi e pastori che lavorano sull’impatto e la violazione dei diritti socio-ambientali causati dalle attività minerarie in America latina, e di cui fa parte il Consiglio latino americano delle chiese (CLAI).
Nel lungo testo che richiama la storia dei crimini ambientali causati dall’attività estrattiva in America latina, Iglesias y Minería punta il dito sulla responsabilità dei governi nel favorire le imprese con leggi speciali ed eludendo controlli, e sul rischio che corre chi si oppone a questo sistema “che ha causato il maggior numero di omicidi di difensori dell’ambiente”.
L’esortazione che il gruppo di chiese rivolge ai governi della regione di fronte a questo sistema è quella di ratificare l’Accordo di Escazú, “trattato mira a combattere la disuguaglianza e la discriminazione, nonché a garantire il diritto di tutte le persone a un ambiente sano e allo sviluppo sostenibile, prestando particolare attenzione alle persone e ai gruppi in situazioni di vulnerabilità e ponendo l’uguaglianza al centro dello sviluppo sostenibile”.
L’Accordo di Escazú, è un trattato internazionale firmato da 22 paesi dell’America Latina e dei Caraibi relativo ai protocolli per la protezione dell’ambiente. Nasce dalla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (Rio+20), tenutasi nel 2012, e dalla Decisione di Santiago adottata nel 2014 da 24 Paesi. Affinché entri in vigore, il 26 settembre 2020, deve essere ratificato da almeno 11 paesi, e fino ad ora lo hanno fatto solo nove (Antigua e Barbuda, Bolivia, Ecuador, Guyana, Nicaragua, Panama, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine e Uruguay).
I punto fondamentali di questo trattato riguardano la piena ed effettiva attuazione dell’accesso alle informazioni ambientali, la partecipazione pubblica ai processi decisionali in materia ambientale e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, la creazione e il rafforzamento della cooperazione, al fine di tutelare il diritto di ogni persona a vivere in un ambiente sano e allo sviluppo sostenibile.
In particolare l’Accordo di Escazú riconosce l’esistenza dei difensori dell’ambiente e chiede di mettere in campo tutte le misure necessarie per proteggere la loro vita; stabilisce il diritto dei cittadini a partecipare alle decisioni in materia ambientale soprattutto quando vi sono azioni che possono avere un impatto significativo sull’ambiente, anche quando possono incidere sull’ambiente o sulla salute; prevede che gli Stati stabiliscano nella loro legislazione nazionale meccanismi per garantire l’accesso alla giustizia in materia ambientale; impegna i paesi firmatari a garantire il diritto di accesso alle informazioni ambientali in loro possesso o in custodia, facilitando in particolare l’accesso da parte di persone o gruppi in situazione di vulnerabilità.
QUI le informazioni sull’Accordo di Escazú.
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