Gli estensori della lettera aperta (padre Ioan Sauca, segretario generale ad interim del CEC, il pastore Martin Junge, segretario generale della FLM, il pastore Chris Ferguson, segretario generale della CMCR e il vescovo Ivan M. Abrahams, segretario generale del Consiglio metodista mondiale) affermano di essere venuti a conoscenza del deterioramento delle condizioni in cui vivono donne, bambini, giovani le cui vite ogni giorno sono minacciate dalla fame, dalla disoccupazione, dalla corruzione e dall’insicurezza. Inoltre, la pandemia di Covid-19 ha esacerbato la situazione economica e ha colpito seriamente il già fragile sistema di salute pubblica e di istruzione. Lo sciopero messo in atto dai medici ha interessato milioni di Zimbabwiani – inclusi bambini e donne incinte – che non hanno accesso alle cure mediche essenziali.
“Mentre comprendiamo la gravità delle sfide poste dalla pandemia, riconosciamo altresì che le cause profonde della corruzione e la lunga incapacità di tutelare i diritti umani risiedono nelle fallite strutture di governo” scrivono i firmatari.
Nella lettera si condanna fermamente il crescente uso della forza, della violenza e dell’intimidazione verso le persone che protestano, in particolare coloro che si oppongono al governo. Si esprime particolare preoccupazione per “il maltrattamento di attivisti politici e altri difensori dei diritti umani. Noi condanniamo fortemente gli abusi sessuali e le violenze contro le donne attiviste. Riteniamo inaccettabile la detersione di giornalisti e leader politici”.
Le organizzazioni religiose, trovando incoraggiamento nel ministero svolto dalle chiese nello Zimbabwe a favore dei più deboli, che si radica nella ferma speranza che esse pongono in Gesù Cristo, rinnovano il loro impegno a sostenere le chiese membro dello Zimbabwe nella lotta per la giustizia, la dignità e la protezione dei diritti umani. “Possa la vostra voce continuare a farsi sentire a favore dei più vulnerabili”.
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