“Yen Fehi, Bako”, i canti di lotta e d’amore dell’operatore MH Ibrahim Diabate

La rubrica “Lo sguardo dalle frontiere” è a cura degli operatori e delle operatrici di Mediterranean Hope (MH), il progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Questa settimana “Lo sguardo” proviene da Rosarno

Roma (NEV), 30 settembre 2020 – Un libro di poesie che nasce nel ghetto di Taurianova. E’ la prima opera di Ibrahim Diabate, operatore e mediatore sociale di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.

Ibrahim Diabate e Francesco Piobbichi, operatori di MH a Rosarno

“L’idea di questo libro è nata nel periodo durante il quale ho vissuto nel ghetto di Taurianova, nel 2010-2011, quando anche io in prima persona sono stato sfruttato come bracciante. Era uno sfogo, anzi tutto, per me, scrivere e riconnettermi, attraverso la poesia – che mi accompagna da sempre, nella mia vita -, con l’Africa. Ma anche a raccontare una speranza per chi affronta il viaggio da quel continente, per quello che si trova “dall’altra parte della riva”, come recita il titolo”. Diabate è infatti nato nel 1968 in Costa d’Avorio.
“Dopo aver scritto decine di poesie, da alcuni anni cercavo una casa editrice interessata a pubblicare una prima raccolta di questi testi. Così è nato questo primo libro il cui fil rouge è lo sfruttamento, ma si parla anche di migrazione e di amore”.
In futuro, il mediatore si augura “ne possa uscire un secondo, un terzo, un quarto…Vorrei continuare a scrivere e selezionare le mie poesie, affrontando anche – in rima – le difficoltà ma anche le esperienze più significative nel mio lavoro come mediatore, ogni giorno a contatto con persone vulnerabili e discriminate”.

“Yen Fehi, Bako”, in prevendita dallo scorso 15 settembre, è stato pubblicato da Libereria. Il libro è stato presentato per la prima volta ieri, 29 settembre, a Lampedusa, nel corso di una serata pubblica molto partecipata.

Qui il testo di una delle poesie pubblicate nel libro di Ibrahim Diabate, tradotte da Mariateresa Scionti:

“Ho paura”

“Ho paura che i miei sentimenti siano considerati vanità

in realtà sono solo verità

ho paura di poter dire che i politici

non pensano che ai loro interessi economici

ho paura di dire che la gente

non ha abbastanza da mangiare

mentre i leader ci dicono che siamo alla fine

ho paura quando un gruppo di persone

sotto la copertura dell’autorità

si accaparra tutta la ricchezza che viene alla luce

ho paura di dire che i politici

si stanno riempiendo le tasche

mentre la gente è a cottimo

ho paura di dire che il sistema ruba la moneta

mentre gli interessi diventano soggetti che dividono

ho paura di dover dire che i politici si stanno imponendo

come dirigenti della coscienza

mentre falliscono nell’applicazione della loro scienza

ho paura quando i politici parlano di cooperazione

per fare di fatto solo operazioni

ho paura delle persone e di quello che diventeranno

quando le politiche garantiranno il loro futuro

la gente è spaventata e infelice

i politici vivono felici

ho paura di dire che gli ospedali stanno morendo

mentre le cliniche dei politici sono fiorenti

ho paura per la mia vita perchè quello che dico è

denuncia

ha paura il popolo e si è rassegnato

ho paura e mi chiedo

dove va il mondo?”