Cimiteri dei feti: “un uso idolatrico di simboli religiosi”

L’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne denuncia in un comunicato la perenne colpevolizzazione delle donne

Foto NEV

Roma (NEV), 5 ottobre 2020 – Anche l’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne (OIVD) interviene sui cimiteri dei feti, con un comunicato intitolato “Uso idolatrico di simboli religiosi e perenne colpevolizzazione delle donne”.

“Decine di migliaia di feti sono stati sepolti all’insaputa delle donne che li avevano in grembo – si legge nel comunicato – . Il cimitero dei feti (quello di Roma come in altre città) solleva un rilievo giuridico forte in merito alla violazione da parte di istituzioni pubbliche del principio di laicità – proclamato dalla costituzione italiana – e alla violazione dell’altrettanto fondamentale principio della privacy. Le assumiamo e ci uniamo a chi sta aprendo istruttorie sui casi”.

L’OIVD allarga il discorso anche riguardo alle fedi: “L’argomento mette in causa aspetti attinenti all’immaginario e alle credenze delle culture religiose”, parlando anche di “derive fondamentalistiche sempre attive” scrive la portavoce Paola Cavallari. Sulla stampa, continua l’Osservatorio, si sono lette “storie di sofferenze indicibili; il dolore vissuto al tempo dell’interruzione di gravidanza fu aggravato da invadenti e offensive richieste di funzionari che proponevano l’’inumazione’. Molte donne rifiutarono la proposta, ma essa fu, a loro insaputa (fatto gravissimo) comunque eseguita. I mandanti visibili di tali atti sono abbastanza noti: le associazioni pro-life. I mandanti invisibili si radicano in un humus atavico, la cui stoffa ha un nome immemorabile e inequivocabile: la colpevolizzazione delle donne attuata dalle culture patriarcali (religiose e non), sfoderata in modo speciale in materia di generatività e di sessualità, campi del resto apparentati. Le ricerche in campo storico e teologico ce lo testimoniano.

Le croci di quei campi sono indebite e sono violente – conclude l’OIVD -, per più di una ragione, ma qui ne citiamo una: portano il nome di colei che poi madre non fu. Designandola in tale modo, la si inchioda ad un destino ‘naturale’ che dalla donna sarebbe stato ‘rinnegato’; in questo modo la si accusa pubblicamente. A prescindere dalle considerazioni sull’aborto volontario stesso nelle diverse religioni, con tali gesti disumani, che si spacciano ispirati dalla pietà, si compie un abuso dei simboli e del credo religioso; si fa esercizio idolatrico della Croce e del Dio che essa rappresenta; si usa strumentalmente la fede in Dio, e infine si accusa esseri umani di fronte a quali solo l’empatia, l’ascolto e rispetto sarebbero atti di pietà religiosa”.


L’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne riunisce donne di diverse tradizioni religiose (cristiane protestanti – luterana, metodista, valdese, battista, avventista, pentecostale – , cattoliche, ortodosse, ebraiche, islamiche, induiste, buddhiste).


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