Tutte le vite contano. Lampedusa, 3 ottobre 2020

Sabato 3 ottobre, sull'isola, un momento di raccoglimento ecumenico, organizzato dalla parrocchia e dalla Federazione delle chiese evangeliche, commosso e partecipato dalla cittadinanza, dalle Ong, dal Forum Lampedusa Solidale e da chi è sopravvissuto a quella tragedia

Roma (NEV), 5 ottobre – Un momento ecumenico di raccoglimento sentito, sobrio e partecipato è stato quello promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia e dalla parrocchia di S.Gerlando, sabato 3 ottobre, nell’anniversario di uno dei più grandi naufragi degli ultimi anni. In conformità con le disposizioni anti Covid, quest’anno la commemorazione si è svolta all’interno della chiesa locale, e ha visto la partecipazione di tanti cittadini dell’isola, del Forum Lampedusa Solidale, di esponenti delle Ong che si occupano di salvataggio in mare.

Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, ha ricordato l’importanza di commemorare tutti i morti ma anche di impegnarsi per tutti i vivi, di continuare cioè il lavoro affinché non si ripetano tragedie come quella del 2013, affinché la buona pratica dei corridoi umanitari possa diventare strutturale per l’Unione Europea.

“Quella tragica notte del 3 ottobre 2013 – ha detto Marta Bernardini, operatrice di Mediterranean Hope – sono morte 368 persone, inghiottite dal mare e dalle nostre leggi ingiuste. Ma quella notte altre vite sono state salvate da alcune persone dell’isola. Persone che hanno riconosciuto il valore della vita di altre persone, che non hanno esitato a tendere le braccia per salvare fratelli e sorelle di una stessa unica umanità”. Tra loro Vito Fiorino, che ha preso parte alla celebrazione raccontando la sua esperienza, insieme a cinque sopravvissuti di quella notte.

Nel corso della commemorazione ecumenica, promossa con don Carmelo La Magra, vi sono state anche alcune letture bibliche. Alcuni versetti dell’Antico testamento a cui è seguita una riflessione a cura di Daniele Garrone, pastore valdese e teologo e alcuni versetti del Nuovo Testamento sui quali è intervenuto il Vescovo di Agrigento, Mons. Francesco Montenegro.

Diverse voci si sono poi alternate nel corso dell’iniziativa, alla quale hanno preso parte tutti gli operatori e i volontari di Mediterranean Hope presenti sull’isola. Qui il testo completo della liturgia.

Per le chiese evangeliche ha partecipato anche la vice presidente FCEI, Christiane Groeben. La delegazione protestante, negli scorsi giorni, ha anche visitato il cimitero dell’isola e altri luoghi simbolici della questione migratoria a Lampedusa, come la zona dell’hotspot e la porta d’Europa di Mimmo Paladino.

Sull’altare della chiesa, sabato 3 ottobre, gli operatori di MH hanno realizzato un’installazione: “rappresenta l’albero della memoria viva che segna il presente, le cui radici affondano nella roccia di una società indurita dall’indifferenza e dall’egoismo. E’ un albero piegato dal vento gelido dell’odio, che sorge su uno scoglio che non cede alle onde del mare spinato, ma è un albero che resiste, che non si spezza, che cresce e che si nutre della solidarietà umana. E’ l’albero di cui tutti e tutte noi ci prenderemo cura, perché ci permette di restituire dignità a chi  ha perso la vita in mare e di affermare che tutte le vite hanno valore”, hanno spiegato.

Al termine del momento di raccoglimento tutte le persone presenti hanno messo un sasso, “come nella tradizione ebraica quando si fa visita a una tomba si lascia, per fare memoria, una pietra”, alla base dell’albero della memoria.

(Foto di Niccolò Parigini)

 

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