Roma (NEV), 9 ottobre 2020 – Su Riforma.it, il pastore Sergio Manna prosegue la riflessione sul tema del cimitero dei feti. A margine del documento dell’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne (OIVD) “Il cimitero dei feti: un uso idolatrico dei simboli religiosi e la perenne colpevolizzazione delle donne” il pastore indaga il (non)senso dell’uso della croce sulle tombe nelle quali sono stati seppelliti i feti di donne che hanno abortito.
L’uso di “nome e cognome delle donne che, per un motivo per l’altro (che non sta a noi giudicare) hanno abortito” è per Sergio Manna “un gravissimo abuso e un atto di immane violenza psicologica e spirituale oltre che una violazione inaccettabile della privacy e dei diritti delle donne”, nonché un “abuso e completo snaturamento del simbolo della croce che qui appare capovolto, assumendo le sembianze di una spada che affonda con violenza nell’anima delle donne”.
Cosa accade quando sulla croce appaiono, per giunta a loro insaputa, i nomi di persone viventi? Si chiede il pastore. “Si tratta di qualcosa di aberrante anche dal punto di vista teologico, un’aperta contraddizione del messaggio evangelico”. Leggi perchè su Riforma.it