Sei anni di Casa delle Culture

Come si è rimodulato il lavoro nella struttura che fa parte del progetto Mediterranean Hope della FCEI in questo ultimo anno segnato dalla pandemia. Nuovi bisogni delle famiglie più vulnerabili hanno ridisegnato l'offerta della Casa delle culture, che si continua ad impegnare e radicare sul territorio.

Roma (Nev), 14 dicembre 2020 – La Casa delle culture di Scicli, in provincia di Ragusa, ha sei anni. La struttura di accoglienza, che fa parte di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ha celebrato la ricorrrenza con un incontro sul web, sabato scorso. “Una piccola ma bella “festa di compleanno” alternativa – spiega la coordinatrice Giovanna Scifo -, fatta ovviamente in forma online. Eravamo in 45, ci hanno salutati tante volontarie e tanti volontari che sono passati di qui, da Scicli, si sono collegati tra gli altri anche Ron Dauphin dagli Usa, il sindaco di Scicli Enzo Giannone, che quando abbiamo aperto era il preside delle scuole superiori, il pastore Ciccio Sciotto e naturalmente il coordinatore di MH, Paolo Naso. E’ stato un momento di aggregazione, seppure a distanza, e ringraziamo tutte le persone che hanno voluto dimostrarci la loro vicinanza”.

Un sesto anno molto particolare, durante il quale la Casa delle culture ha saputo rinnovarsi, di fronte all’emergenza sanitaria.

“In questo momento – spiega la coordinatrice – abbiamo attivo un progetto coi minori, sono figli principalmente di nuclei famigliari stranieri stanziali. Offriamo un sostegno scolastico alle  famiglie vulnerabili di Scicli: 24 bambini delle elementari, in 2 turni, tutti i giorni, vengono a fare i compiti e a giocare presso la nostra struttura. Ma non è solo un aiuto scolastico, si tratta di un sostegno più complessivo alle famiglie”.

Un sostegno che è diventato un bisogno sempre più presente, proprio a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia.

“Dopo il lockdown sempre più persone hanno avuto delle problematiche, spesso connesse alla didattica a distanza, ma non solo. Abbiamo riscontrato da parte di tanti cittadini con poche risorse un problema che è la povertà educativa. Esiste un divario digitale che si ripercuote sulle classi più fragili, anche in termini di relazioni. Per questo abbiamo voluto creare uno spazio capace di accogliere i più piccoli e le loro famiglie”.

La volontà per il futuro è proprio implementare questo tipo di servizi. “Almeno il doppio delle famiglie che riusciamo a sostenere avrebbe bisogno di prendere parte al progetto, abbiamo purtroppo dovuto dire dei no e vorremmo invece poter aprire le nostre porte a tutte le persone che hanno bisogno. Inoltre continuiamo il patto di solidarietà che abbiamo sottoscritto con le associazioni e le realtà del territorio, vorremmo diventasse un tavolo permanente”.

Proprio di recente le associazioni che fanno parte del patto di solidarietà hanno proposto alcune nuove attività all’amministrazione comunale, che potrebbero quindi vedere la luce nel 2021: una convenzione, con le associazioni di riferimento, per l’inserimento di un mediatore culturale/linguistico da inserire a supporto delle attività degli uffici e delle scuole;
la promozione attraverso campagne di sensibilizzazione e non solo, della tutela delle lavoratrici in gravidanza; nuovi spazi per attività ludico ricreative; un fondo per le attività
culturali; uno spazio per un centro giovanile e/o casa delle associazioni; l’istituzione di una “Consulta Femminile”; uno spazio per un centro aggregazione anziani e emporio solidale; un servizio di housing sociale a livello comunale.

Nel 2021 la Casa delle culture sarà anche impegnata su un altro fronte, a 60 chilometri da Scicli, in quello che era il “ghetto” di Cassibile: “è un progetto in fase ancora embrionale, in questo momento ci stiamo ancora occupando dell’osservazione e del monitoraggio di questa realtà complessa. L’idea è quella di aprire uno sportello sociale, per facilitare il dialogo tra le istituzioni e i braccianti, come facciamo con MH a Rosarno, insieme alla rete di realtà attive nel territorio”.

Tutti interventi che partano “dal basso”: “quest’anno è stato difficile – conclude Giovanna Scifo – ma ci ha stimolato molto a lavorare sul territorio. Il lockdown ha mostrato un’altra faccia dell’associazionismo: la società civile che aiuta la società, il mutuo aiuto tra le persone”.

 

 

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