Roma (NEV), 26 febbraio 2021 – “Prigione femminile dal 1730, la Torre di Costanza ospitò 88 donne colpevoli di non voler abbandonare la fede protestante. In un’epoca legata a censo e rango, le recluse agirono da soggetti autonomi, consapevoli della propria militanza. Ebbero una portavoce in Marie Durand, incarcerata nella Torre per 38 anni, che sul camino centrale della stanza dov’era rinchiusa con le compagne fece incidere résister, resistere”. Scrive così la storica e saggista Bruna Peyrot nella presentazione del libro “Prigioniere della Torre. Dall’assolutismo alla tolleranza nel Settecento francese”.
Il libro, edito da Claudiana, narra la storia delle persecuzioni religiose dopo la revoca dell’Editto di Nantes, della segregazione e del rifiuto della conversione al cattolicesimo. “Una vicenda di tenace resistenza e profonda libertà interiore”, come si legge nella nota al libro.
Sotto Luigi XIV i protestanti si riunivano nelle cosiddette Assemblee del deserto, di notte, per pregare, celebrare matrimoni e battesimi. Se sorpresi, gli uomini andavano in galera e le donne finivano alla Torre di Costanza di Aigues-Mortes. La Torre di Costanza era una prigione fortificata fra le più terribili. Prigioniere oggi semi dimenticate, le 88 donne passarono lì molto tempo della loro vita. Della prigioniera Marie Durand, antesignana della resistenza, sono conservate 49 lettere. Queste lettere sono depositate presso l’archivio dell’Histoire du protestantisme di Parigi.