Roma (NEV), 19 luglio 2021 – Un pastore metodista sulla Croisette. Peter Ciaccio ha appena concluso la sua esperienza a Cannes, come membro della giuria ecumenica del Festival francese. Una giuria molto speciale, istituita nel 1974, nominata dalle associazioni cinematografiche Signis e Interfilm, per scegliere e premiare pellicole di taglio sociale e spirituale, formata da tre cattolici e tre protestanti, “tutti europei quest’anno”, il cui presidente di questa 74^ edizione della rassegna è stato un irlandese. Non solo perchè, “avevamo una squadra di una decina di persone – spiega il pastore -, volontarie e membri delle diverse chiese, di supporto. Un gran lavoro di team per realizzare la nostra full immertion di visione e analisi dei film”.
La giuria ha infatti visionato i 24 film in concorso e ha partecipato anche ad alcuni momenti pubblici e mondani, in particolare ad un tappeto rosso durante la proiezione del film di Nanni Moretti, “un onore e un momento molto commovente per me”, spiega Ciaccio.
L’aspetto più bello di questa esperienza, per Peter Ciaccio, è stato “la concentrazione di persone, tra addetti ai lavori e pubblico, un segno di speranza dopo quest’anno di pandemia, ma anche la testimonianza di come ci siano registi che continuano a fare film, nonostante tutte le difficoltà, e di quanto la gente abbia voglia di vedere le loro opere”.
Per quanto riguarda i risultati dei premi della giuria “ufficiale”, presieduta dal regista Spike Lee, la Palma d’Oro è andata a “Titane” di Julia Ducournau mentre l’Italia è rimasta a mani vuote. Un festival – tornato a svolgersi dopo lo stop dell’anno scorso a causa del Covid – in cui non sono mancate gaffes e polemiche, oltre che molti autorevoli pareri discordanti rispetto alla scelta dei premiati. Un elemento critico, per Ciaccio, è stato tra l’altro il numero di pellicole francesi in concorso: 8 su 24 film presi in esame.
Tra i temi sociali e culturali al centro delle opere, spiega Ciaccio, “il conflitto di classe, i social network, la malattia mentale”.
La giuria ecumenica ha premiato un film giapponese tratto da un racconto di Haruki Murakami: “Drive my car”, diretto dal regista Ryûsuke Hamaguchi – che si è aggiudicato anche il premio per la Miglior Sceneggiatura -, “un film molto delicato e toccante, con un cast internazionale, che parla di accettazione di se stessi e di perdono”. Menzione speciale, per la giuria ecumenica, ad un film finlandese: “Compartimento n.o 6” di Juho Kuosmanen, “un regista molto promettente”, anche in questo caso un film “sull’incontro possibile, che passa attraverso lo scontro”.
Ultimi post di Barbara Battaglia (vedi tutti)
- Chi ha ucciso Satnam Singh - 20 Giugno 2024
- Ex Gkn, la lotta continua - 18 Giugno 2024
- Trieste, appello a Mattarella: ripristinare l’umanità - 7 Marzo 2024